La Ferrari piange un pezzo di storia. Addio Corradini, meccanico dei big

Lavorò con Lauda e Villeneuve, si è spento a 76 anni: aprì le porte di Maranello anche a Schumacher

di LEO TURRINI -
22 febbraio 2024
La Ferrari piange un pezzo di storia. Addio Corradini, meccanico dei big

La Ferrari piange un pezzo di storia. Addio Corradini, meccanico dei big

Se ne è andato un altro pezzo di storia della Ferrari. Pietro Corradini non era solo un meccanico: con la sua passione e con la sua cultura del motore, ha riempito 76 anni di una vita intensa sempre riconoscendosi nel mito del Cavallino. C’era lui accovacciato sul retro della macchina di Lauda quando Niki diventò campione del mondo nel 1975. C’era lui quando Villeneuve a Imola nel 1982 gli confessò che non avrebbe mai potuto perdonare il tradimento di Pironi. E c’era ancora lui, con i suoi baffoni da messicano di frontiera, a spiegare a Michael Schumacher i segreti intimi di Maranello.

Pietro è stato per tutta la vita uno dei miei amici più cari. Ero giovanissimo quando per questo giornale iniziai a frequentare i box dei Gran Premi: lui mi prese sotto tutela e senza mai tradire la lealtà nei confronti della azienda mi fece da Virgilio, sebbene io non fossi Dante. Mi spiegava le cose, traducendo gli algoritmi della tecnologia in materia comprensibile per me e per chi mi avrebbe letto il giorno dopo. Proprio perché non era soltanto un operaio, non era semplicemente un meccanico: era carne ossa e sangue del mito Ferrari. Aveva conosciuto il Drake, era stimato dal figlio Piero, godeva della piena fiducia di Montezemolo: con il suo cacciavite aggiustava e sistemava la Leggenda, tanto che Mauro Forghieri, un altro Mito Rosso, lo considerava un ingegnere ad honorem.

Nella sua originalità, Pietro era l’erede di una sapienza collettiva. Veniva dalla terra, aveva un’anima contadina ed era figlio di una dinastia di ferraristi non per lavoro, ma per amore: gente come Borsari, Bellentani, Scaramelli, Gambarelli. Meccanici in apparenza, ma testimoni di una fede che resisterà a qualunque mutamento, a qualsiasi moda passeggera.

Era così impregnato di Ferrari, il mio amico Pietro, che Michael Mann, il regista hollywoodiano del film dedicato ad Enzo, volle proprio la sua faccia in primo piano nelle scene dedicate alla epopea della Mille Miglia. "Non mi daranno l’Oscar – mi disse quando una malattia crudele si stava già imponendo sul suo corpo senza piegarne lo spirito –, eppure sul set mica ho recitato, ero proprio io, un uomo di Ferrari, un uomo della Ferrari".

Ci siamo voluti bene più di quanto possa raccontare. E adesso me lo immagino Lassù, già intento a “scancherare”, come diceva lui, sulle macchine di Gilles e di Didier.

I funerali di Pietro Corradini saranno celebrati domattina alle 9,30 a Sassuolo, presso la chiesa di San Giovanni Neumann.

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