Alì, Tyson, Benvenuti e il tennis. Addio Tommasi, un maestro vero

Il grande giornalista si è spento a 90 anni, memorabili le sue telecronache con Gianni Clerici

di Redazione Sport
9 gennaio 2025
Rino Tommasi, a sinistra, con il manager Don King e Mike Tyson

Rino Tommasi, a sinistra, con il manager Don King e Mike Tyson

Era malato da tempo, se n’è andato a 90 anni e probabilmente è un numero che gli poteva andare bene, lui che usava ogni statistica in modo concreto, mai fine a se stesso. Lo sport e il giornalismo piangono un grandissimo come Rino Tommasi, inviato in 13 Olimpiadi, 7 Super Bowl, 149 tornei del Grande Slam di tennis, oltre 400 telecronache di pugilato. Il suo nome abbinato a quello di Gianni Clerici riporta agli anni quasi pionieristici del tennis televisivo, i primi della tv a pagamento: "Io e Gianni Clerici commentiamo le partite come due amici che si ritrovano davanti alla tv - disse una volta -, e ci pagano per svolgere un lavoro per il quale pagheremmo noi". Memorabili i soprannomi che i due si erano dati reciprocamente, ‘computeRino’ per Tommasi, Dottor Divago per Clerici.

Brillante giocatore di tennis in gioventù, alla racchetta e al pugilato deve la sua fama: la sua telecronaca del mondiale dei pesi medi Hagler-Mugabi nel 1986 fa parte della storia della televisione sportiva italiana. Di riunioni di boxe fu anche organizzatore, con la Itos (Italiana Organizzazioni Sportive) seppe riempire il Palasport di Roma seguendo come promoter nomi importantissimi come Giulio Rinaldi, Franco De Piccoli, Sandro Lopopolo, Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi (Tommasi ne organizzò la rivincita). Commentò i match di Tyson, ma anche Ray Sugar Leonard contro Roberto Duran ed era a Kinshasa a vedere Ali-Foreman, il famoso ’Rumble in the Jungle’.

In tanti ieri hanno voluto ricordarlo: per il presidente del Coni Giovanni Malagò "è stato un protagonista indiscusso del nostro mondo", mentre per il ministro dello sport Andrea Abodi "non ci ha lasciato solo un maestro del giornalismo sportivo italiano, una affascinante voce narrante dello sport e per lo sport, ma anche un punto di riferimento per tutti gli appassionati di tante discipline sportive". Il presidente della Federtennis Alberto Binaghi ha ricordato: "avevamo una idea in comune, quella sulla formula che avrebbe dovuto avere la Coppa Davis, affinché fosse, e diventasse, veramente il campionato del mondo per nazioni". Per Gianfranco Coppola, presidente dell’Ussi, l’Unione Stampa Sportiva Italia, era "praticamente inimitabile sotto ogni aspetto".

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