Barlaam "A Parigi mi salvò la gamba. Che emozione nuotare davanti a lui"

L’atleta lombardo ai Giochi ha incontrato il prof che lo operò. "Nelle difficoltà ho vissuto grandi emozioni"

di GIULIO MOLA -
28 settembre 2024
Barlaam "A Parigi mi salvò la gamba. Che emozione nuotare davanti a lui"

Simone Barlaam, 24 anni, quattro medaglie alle Paralimpiadi di Parigi

Ascolta felice l’inno di Mameli che ormai gli è familiare, come una di quelle melodie dei rapper che intasano gli auricolari degli adolescenti. Ma “Fratelli d’Italia“ è una dolcissima sinfonia, trasmette un senso di appartenenza e anche di gratitudine verso la nazione che ama e a cui ha regalato gioie sportive immense. Dal suo volto di gigante buono traspare emozione, perché anche Simone Barlaam, ospite del Panathlon di Milano con altri campioni paralimpici, ha le sue palpitazioni positive. In soli sette anni di carriera il 24enne nuotatore milanese (12 interventi chirurgici nella sua vita, il primo a 3 giorni dalla nascita a causa di una ipoplasia congenita del femore destro e una gamba più corta dell’altra di 15 centimetri) si è portato a casa chili di medaglie, le ultime quattro conquistate nelle Olimpiadi appena concluse.

Già Parigi. Che per lei, Simone, non vuol dire solo trionfi, ma tornare indietro nel tempo...

"Vero, sono passati 18 anni dalla prima volta che ho messo piede nella capitale francese. Dovevo salvare la gamba che rischiava di essere amputata...Da quel giorno e per sei anni i miei genitori hanno fatto avanti e indietro tra Parigi e Milano. E’ stato un periodo molto difficile, per tutta la mia famiglia, ma col tempo ho capito che la chirurgia poteva aiutarmi a vivere meglio. Così è stato. E tornare a Parigi in altra veste, davanti al professor Wicart che mi aveva operato, è stata la conclusione piu bella di un lungo film. Anche perché questa volta non eravamo in una sala operatoria ma in uno stadio con 17.000 persone".

Ricordi, vero. Ma pure medaglie, record, abbracci. E’ stata la sua seconda Paralimpiade...

"Ho gareggiato a livelli altissimi, rispettando sempre gli avversari da cui sono sempre stato rispettato. Perché in vasca si è rivali, ma fuori amici. Il ricordo che mi porto dietro, oltre alle medaglie nel borsone, è quel murales di Keith Haring sulla scala di emergenza dell’ospedale Necker. Ho pensato che fossero proprio quegli omini colorati ad aver popolato la Défense Arena le settimane scorse per guardare me e molti altri bambini che da pazienti del Necker sono diventati atleti di Parigi 2024. Uno su tutti: il mio amico Leo".

Tre ori a Parigi 2024, 19 iridati, i primati mondiali e tanto altro. Qualcuno la paragona a Mark Spitz, che senza disabilità faceva più o meno i suoi tempi. Si sente un Superman del nuoto paralimpico?

"Volo sempre basso, in acqua mi piace sentirmi leggero, regolando il respiro e svuotando la mente. Però è un bel soprannome. Forse le somiglianze fisiche: occhiali, capelli neri, sguardo di sfida. Quanto ai paragoni con Spitz non può che farmi piacere anche se stiamo parlando comunque di un fenomeno e di due epoche diverse"...."

Se non fosse stato bersagliato dalla sfortuna oggi Barlaam che traguardi avrebbe raggiunto?

"Parlare di sfortuna è sbagliato. Personalmente preferisco vedere il bicchiere sempre mezzo pieno. Ho una famiglia superamorevole e molto empatica, lo sport mi ha regalato grandi soddisfazioni, mi ritengo comunque fortunato. Certo, sarei curioso di vedere come sarebbe la mia vita senza la disabilità, però non la cambierei va benissimo così. Magari avrei fatto altro".

Mai uno scatto di rabbia per quelche le è accaduto?

"Devo essere contento della mia vita, mi sento grato di tutto quello che ho passato, perché anche nelle difficoltà ho vissuto delle emozioni che poche persone hanno il privilegio di vivere".

Non sarà una visione troppo romantica della sua esistenza?

"Dico solo che non bisogna osservare le cose superficialmente. Nel mio percorso di crescita ho attraversato paure che si sono rivelate infondate, come il timore di fallire, o l’incertezza del futuro. Lavorando con l’aiuto di una psicologa dello sport ho capito che, non potendo controllare queste paure, non ha senso farsi prendere dall’ansia".

Il suo sogno più bello, quello di un collezionista di medaglie?

"Vorrei solo continuare a divertirsi il più tempo possibile in vasca. E magari dare qualche esame in più in ingegneria al Politecnico..."

Continua a leggere tutte le notizie di sport su