Coppe all’estero. Soldi in cassaforte
Paese che vai, usanza che trovi. Paese che vai, Coppa che trovi. O meglio che trovavi visto che da qualche...

Paese che vai, usanza che trovi. Paese che vai, Coppa che trovi. O meglio che trovavi visto che da qualche...
Paese che vai, usanza che trovi. Paese che vai, Coppa che trovi. O meglio che trovavi visto che da qualche anno questa parte la tendenza è quella di esportare le finali all’estero. È il caso della Supercoppa italiana che da qualche anno è migrata definitivamente (o almeno momentaneamente) in Arabia Saudita. Non che si tratti di una novità assoluta per la competizione visto che la tendenza a portare l’ultimo atto fuori dai confini nazionali era partito già negli anni Novanta e precisamente nel 1993 quando Milan e Torino si affrontarono al Robert F. Kennedy Memorial Stadium di Washington. Nel corso degli anni poi ancora Stati Uniti, Cina, il Qatar e infine la già citata Arabia Saudita, con Riad che ha ospitato finora l’edizione del 2022 e quelle del 2023 e 2024 con il nuovo format a quattro squadre. Qui si giocherà anche l’edizione 2025, con le partite in programma presumibilmente nella seconda metà di gennaio in virtù dell’accordo di partnership siglato dalla Lega Serie A che prevedeva quattro finali su sei fino al 2029 da disputare nel paese.
Portare il trofeo e le Final Four al di fuori dell’Italia è dunque diventata una prassi, ma dietro la scelta di disputare la finale ad una latitudine poco consona al calcio nostrano ci sono innanzitutto motivazioni economiche. Il segreto di Pulcinella probabilmente, ma tant’è. Disputare la finale a Riad genera un introito per il sistema calcio di 23 milioni di euro, di cui 6,8 milioni sono finiti nelle casse della Lega mentre 8 milioni vanno alla vincitrice e il restante viene così suddiviso: 5 milioni alla finalista e 1,6 milioni ciascuno per le squadre sconfitte in semifinale. Un cospicuo salto in avanti dal punto di vista finanziario per un trofeo che prima generava 7,5 milioni complessivi e che ora vede il montepremi totale praticamente triplicato. L’idea di base è quella di "vendere" il brand Supercoppa, renderlo appetibile e creare un interesse che superi il tifo locale sulla scia di quelli che sono esempi illustri come NBA e NFL che da tempo giocano alcuni incontri in Europa o comunque lontano dal loro habitat. Sia chiaro, non le finali ma partite che comunque generano grande interesse.
Ora, paragonare la Serie A, seppur tra i grandi campionati europei, a realtà come quelle statunitensi dove questi format sono nati per generare un certo tipo di flussi può sembrare azzardato, ma la volontà è quella di andare in una direzione ben precisa. Magari cercando nuovi mercati, per far crescere il seguito e generare al contempo benefici a cascata. Di certo però non per riempire gli stadi visto che l’impianto dell’Università Re Sa’ud, una struttura da meno di 25.000 posti, aveva diversi posti vuoti in occasione dell’ultima edizione.
Una migrazione che ha coinvolto anche la palla a spicchi europea, con Abu Dhabi scelta nel 2025 per ospitare le Final Four di Eurolega. Uno spostamento storico per la pallacanestro, con la massima competizione europea che ha visto il suo ultimo atto andare in scena all’Etihad Arena, palazzetto da 18.000 posti che in passato aveva ospitato anche gare di esibizione dell’NBA. Obiettivo, manco a dirlo, la globalizzazione del movimento e del torneo, la volontà di esplorare nuove possibilità (specialmente economiche) lontane da un’Europa già satura e senza ombra di dubbio più povera. I numeri parlano chiaro: le Final Four di Eurolega ad Abu Dhabi valgono 21,7 milioni di euro, una cifra mai raggiunta prima. Con buona pace delle sedi continentali più logiche, ma meno economicamente influenti. Una tendenza o addirittura una necessità, evidenziata anche da un altro fenomeno: la nascita dal nulla del Dubai Basketball Club, compagnie dell’omonima città degli Emirati che per i prossimi 5 anni giocherà in Eurolega, scontrandosi con le potenze del Vecchio Continente. Se persino un torneo "chiuso" come quello ha accolto un club neo nato, che di fatto si è comprato la possibilità di giocare in Europa (2 milioni a stagione e trasferte pagate agli avversari per fare la Lega Adriatica) tutto o quasi diventa possibile. In tempi connessi e globali, anche le Coppe possono migrare: sta per farlo anche quella del nostro volley di vertice.
Paese che vai, trofeo che trovi ma magari la finale, a volte, conviene giocarla altrove.
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