"Così non si può vincere». Fonseca e un Milan triste: "Atteggiamento sbagliato»

Il Parma colpisce in contropiede prima con Man, poi nel finale con Cancellieri. Inutile il pari di Pulisic, il tecnico fa autocritica a metà: "Colpa mia e di tutti" .

di LUCA MIGNANI -
25 agosto 2024
Fonseca e un Milan triste: "Atteggiamento sbagliato"

Il tocco di Matteo Cancellieri, 22 anni, che ha regalato la vittoria al Parma contro un Milan in grande difficoltà

Pressare alto, difendere meglio. Concetti chiave, imperativi del nuovo Milan. Che, ancora, nuovo non è. Tutt’altro: persevera nel crollare su croniche lacune. Non basta concludere quasi il doppio (17-9) rispetto agli avversari, se non si azzanna e, soprattutto, si finisce puntualmente per farsi travolgere più e più volte, in velocità e in contropiede. "Mi assumo le responsabilità, ma è chiaro che il problema è collettivo: di atteggiamento, di aggressività. E quando difendi così è impossibile vincere", Fonseca dixit. E ancora: "Siamo arrivati sempre tardi con il pressing, abbiamo lasciato troppi spazi. Male anche nelle marcature preventive. Abbiamo cambiato rispetto alla partita con il Torno, ma non è cambiata l’energia e la voglia di difendere di squadra". Tant’è.

Tanto che il piano partita salta dopo una novantina scarsa di secondi: Pecchia fa portare la pressione rossonera invocata da Fonseca tutta a sinistra, dove Pavlovic esce (ma non anticipa Man) e pure Tomori (ma non anticipa Bonny). Così, l’apertura parmigiana piomba su una destra svuotata e deserta. Così, Mihaila-Valeri per Man, sfrecciato via poco prima a un Theo Hernandez troppo, troppo morbido. Parma gioca in pratica a due tocchi e, soprattutto, a doppia velocità: i rossoneri corrono, più che altro rincorrono. Male. Ma il cooling break con conseguente schiarita di voce del tecnico portoghese partorisce un Diavolo (quasi) totalmente diverso. Perché quando il pallino è tra i piedi rossoneri, la musica cambia. Ma Okafor spreca sotto porta la sgasata di Leao, Pavlovic sale in cielo e Suzuki fa lo stesso, mentre nessuno piomba poi sul tiro-cross (sontuoso) di Reijnders.

La medaglia, però, presenta in tutta evidenza la proverbiale doppia faccia. Perché se il Milan si alza in massa, finisce gioco forza per scoprirsi pericolosissimamente. E fatalmente. Si riprende infatti con il copia e incolla, vedansi la traversa di Reijnders da un lato, le ripartenze che della casa dall’altro, che difettano solo di killer instinct. Poi la premiata ditta Leao-Theo Hernandez mette fine al (prolungatissimo) rodaggio: il portoghese strappa, il francese affonda e restituisce, Pulisic capisce l’antifona e si presenta puntualissimo a raccogliere il tocco del numero dieci. Pura illusione. Come i 16 cross che saranno messi a referto (solo 5 a destinazione). Come i “patatrac“ di Okafor sul più bello e qualche fiammata di Leao. La fiammata che vale il match la firma Almqvist: ancora con un contropiede. Rossoneri sbilanciati, ancora in una corsia che si scopre improvvisamente svuotata. Cancellieri ringrazia. Il Milan resta ancora piantato sui pedali.

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