Furlani, è un bronzo che porta nel futuro

Fantastico Mattia, sul podio olimpico del lungo a 19 anni con 8,34: solo l’asso greco Tentoglou e il giamaicano Pinnock lo battono

di LEO TURRINI -
7 agosto 2024
Furlani, è un bronzo che porta nel futuro

Mattia Furlani, 19 anni, agli ultimi Europei era stato argento, preceduto ancora dal fuoriclasse Tentoglou

dall’inviato

Io non so parlar d’amore, l’emozione non ha voce. Chiedo scusa al mio amico Mogol e alla voce di Adriano Celentano, ma se non altro spero almeno di riuscire a trovare le parole.

Mattia Furlani l’ha fatto. Ce l’ha fatta. Ha portato all’atletica italiana la prima medaglia di Parigi 2024. Un bronzo strepitoso nel salto in lungo. Conquistato da un giovanotto classe 2005, espressione di una Italia allargata, generosa, inclusiva. Una Italia di cui tutti dovremmo andare fieri.

Mi sono emozionato qui allo stadio, riconoscendomi da vecchio cronista randagio nelle pulsioni di un ragazzo non ancora ventenne. Chissà cosa gli passava per la testa, chissà come sarebbe riuscito a governare il tumulto interiore.

Beh, si vede che questa Giovine Italia è migliore di quella di noi genitori. Almeno nel rifiuto di paura e pregiudizio. Già al primo salto, Mattia è atterrato a 8,34.

Era il suo modo di avvisare gli avversari. Il modo di dire loro: ehi, magari ho ancora l’acne, però non ho timore di voi.

Grande Furlani! Quell’8,34 lo avrebbe ripetuto più in là, con altri bei balzi oltre gli 8,20. Sempre sul pezzo, sempre in palla.

Diceva Enrico Cuccia che le azioni si pesano, non si contano. Era una brutalità in termini di democrazia finanziaria, forse un ossimoro. Ma qui non c’è dubbio che un podio nell’atletica sia qualcosa di clamoroso.

L’oro non si poteva prendere. L’8,48 del greco Tentoglou era inavvicinabile. Pinnòck il giamaicano si è preso l’argento per due centimetri, 8,36 per lui.

Ma Furlani vincerà a Los Angeles, fidatevi. Il futuro è suo.

Chi è. Figlio di Marcello Furlani (altista da 2,27 m nel 1985) e Khaty Seck (velocista italiana di origini senegalesi) e fratello di Erika, altista di livello internazionale, Mattia ha cominciato a praticare l’atletica leggera per dare sfogo alla esuberanza infantile ed adolescenziale. Ha sperimentato pure la pallacanestro poi ha ristretto le incertezze tra salto in alto e salto in lungo, ammiccando anche ai 100 metri. Infine la scelta è caduta sulla…buca nella sabbia. E le soddisfazioni sono fatte sempre più frequenti. Fino all’argento all’Europeo di Roma. La sua fidanzata è Giulia Colonna, velocista su 100 e 200.

Arese. Vabbè, vado avanti. La finale dei 1500 maschili è stata bellissima, con tanto di verdetto a sorpresa a favore dello statunitense Hocker, vittorioso in 3’27”65. Il grande sconfitto ha le fattezze di Jacobs Ingenrigtsen, solo quarto alle spalle anche del britannico Kerr e dell’altro americano Nuguse.

Ma il discorso che voglio farlo e’ un altro. Sapete cosa ha combinato Pietro Arese, azzurro finalista? Ha stabilito uno storico record nazionale, stampando uno strepitoso 3’30”74.

Dove e’ arrivato sul traguardo, Arese? Ottavo. È una delusione? Per niente, anzi, la sua è stata una grande prestazione, senza precedenti per un podista italiano.

L’atletica, quasi sempre ma alla Olimpiade sicuramente sì, è universale. Occorre comprendere questo punto di partenza, in sede di giudizio.

Sara. Nella finale del martello femminile, Sara Fantini ha dignitosamente chiuso al dodicesimo posto, con più di un legittimo rimpianto. Oro alla canadese Rogers con 76,97.

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