Giovanni Malagò lascia il Coni: polemiche e futuro incerto per Milano Cortina
Malagò si dimette dal Coni tra polemiche e sfide future per le Olimpiadi di Milano Cortina. Possibile successore Diana Bianchedi.

Carolina Kostner e Martina Caironi con la torcia olimpica di Milano-Cortina 2026. Nel tondo, il presidente uscente del Coni Giovanni Malagò, 66 anni
Non sarà un addio indolore, quello di Giovanni Malagò al Coni. Del resto, c’era da aspettarselo: il presidente che ha vinto più di cento medaglie tra Rio, Tokyo e Parigi, senza contare i Giochi invernali, va a casa perché nell’italico sport, per lui e solo per lui!, c’è il limite dei mandati (tre), mentre i boss delle singole federazioni possono perpetuare il loro potere.
Magari tecnicamente è pure giusto, di sicuro il diretto interessato di difetti ne ha (e lo scrivo io che gli sono amico da una vita, eh), ma qui l’impressione è che un cavillo sia stato utilizzato per far fuori un personaggio diventato ingombrante. Alla vigilia della Olimpiade di Milano Cortina, per giunta. Dal ministro Abodi in giù, il Palazzo ha scelto di fare a meno di Malagò, che sicuramente paga anche la storica inimicizia con i leader del nuoto e del tennis, Barelli e Binaghi. Due vincenti, da Greg Paltrinieri a Sinner, entrambi in rotta di collisione permanente con il numero uno dello sport azzurro.
Insomma, fine delle trasmissioni. Facciamo che non è bella storia, comunque la si giri. Come hanno implicitamente lasciato intendere due predecessori del piacione Giovanni al timone del Coni, gli eterni Pescante e Carraro.
Lo sfogo. Ieri a Roma, a margine di una riunione di giunta che gli ha tributato un caloroso omaggio, il…dimissionato Malagò ci è andato giù pesante. Leggere, please.
"I nostri conti sono ok, abbiamo portato le Olimpiadi, i risultati agonistici sono stati straordinari e abbiamo prestigio internazionale. Ma siamo arrivati ad oggi e debbo prendere atto che non è giusto avere un mandato in più per completare quel percorso iniziato quando l’Italia era ridotta male e dopo aver ricostruito la nostra credibilità. Mi è stato risposto che non si è potuta fare un’eccezione perché c’è una legge. Ora, io mi inchino alla legge, ma questa deve restare tale sempre. Invece negli ultimi anni è stata cambiata due volte, in riferimento ad altre realtà. Voglio aggiungere che noi come Coni facciamo i fatti, non scriviamo le leggi, quelle le fa la politica. Ebbene, i nostri risultati non sono bastati, abbiamo portato le Olimpiadi, siamo ripartiti dalle ceneri, abbiamo i conti in ordine e abbiamo ricostruito con il consenso. La legge che vale per me, ripeto, è stata modificata due volte, prima sui mandati dei presidenti federali e poi per i consiglieri nazionali degli enti territoriali. La mia richiesta di fare un’eccezione è stata pubblica, reiterata, e mi hanno detto che ‘c’è una legge’. Comunque dico che non è giusto. Non volevo prendere un mandato in più, volevo completare un percorso".
Chi? Sono ancora aperte le candidature per la successione. Il presidente uscente ha chiarito che prenderà posizione solo quando sarà completa la lista dei papabili. Per quanto emerso finora, Malagò sembra intenzionato ad appoggiare l’ex fiorettista Diana Bianchedi. Che sogna di diventare la prima donna al vertice del Coni.
La torcia. Dopo aver escluso un suo futuro come top manager della Roma ("È una bella fantasia, tifo giallorosso ma non esiste") e aver accennato a possibili conseguenze del suo addio a proposito dei Giochi di Milano Cortina (ha un ruolo fondamentale nella struttura chiamata a governare l’evento), Malagò ha ufficialmente presentato il design della torcia olimpica. Sarà lui a ritirarla il 26 novembre a Olimpia. La fiamma il 4 dicembre sarà accolta al Quirinale dal presidente Mattarella e il 6 dicembre partirà dallo Stadio dei Marmi intitolato a Pietro Mennea per attraversare il Bel Paese, passando da 64 province italiane, fino a San Siro, dove il 6 febbraio si terrà la cerimonia inaugurale.
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