Kiptum, Il nuovo fuoriclasse. Crescendo inarrestabile. Due ore: il muro trema

Il giovane keniano è il nuovo fenomeno della maratona, ha conquistato il record del mondo a Chicago e si prepara per l'assalto alle due ore

di PAOLO GRILLI -
10 febbraio 2024
Kelvin Kiptum

Kelvin Kiptum

Timido, riservato, quasi allergico ai riflettori. Kelvin Kiptum sembra un antipersonaggio nel mondo che obbliga a luccicare. Ma lui vola. Con lui, ancor più che col mostro sacro Eliud Kipchoge che proverà a scalzare dal trono, la maratona è entrata in una nuova dimensione.

A Chicago, l’8 ottobre scorso, il 24enne keniano si è preso il record del mondo timbrando un 2h00’35“, crono sensazionale che prelude a un ovvio assalto al muro che si pensava inattaccabile, quello delle due ore. Tentativo che avverrà il 14 aprile a Rotterdam, gara tradizionalmente velocissima. Poi, ai Giochi, più del tempo finale conterà l’unica medaglia cui può ambire uno della sua classe, quella d’oro. E sarà un duello col maestro dei maestri, il connazionale che ha quindici anni in più e che, davvero strano a dirsi, non è più il favorito.

Sì, la tattica di corsa di Kiptum è la maggiore garanzia per un suo successo. A Chicago, ma anche nell’altra maratona corsa e vinta nel 2023, a Londra (con un super tempo di 2h’01“25“), il ragazzo degli altipiani ha realizzato un incredibile ’negative split’, correndo la seconda parte di gara sensibilmente più veloce della prima. La dimostrazione di una resistenza mostruosa alla fatica e alla velocità.

Sole tre maratone disputate, e altrettante vittorie. La prima a Valencia nel 2022, quando lasciò tutti a bocca aperta esordendo in 2h01’53“.

Per molti tecnici, Kiptum è imbattibile. La sua progressione a quei ritmi folli può consentirgli di risparmiarsi senza timori per poi passare ogni avversario che abbia osato staccarlo. La corsa di Kelvin, come quella di nessun altro, sa coniugare potenza ed efficienza. Le nuove super scarpe con gli inserti in carbonio, del resto, hanno obbligato tutti gli atleti a rivedere profondamente la meccanica del gesto della corsa, e Kiptum sembra avere le migliori credenziali fisiche per interpretare una gara che, a conti fatti, non è più davvero di fondo per quanto obbliga ad andare veloci.

Lui, da atleta-asceta che non sembra soffrire, continua ad allenarsi sotto la guida del tecnico Gervais Hakizimana mettendo insieme fino a 300 chilometri a settimana. Solo alla domenica vede i genitori, la maggior parte del tempo è dedicata all’arte della corsa, quella che mai come ora coniuga istinto naturale e innovazione. La sua naturale vocazione al sacrificio sta già diventando proverbiale. Sembra addirittura che nella sua tabella di preparazione non siano mai previsti giorni di riposo. Chissà che questa ’ossessione’ non finisca per danneggiarlo, in qualche modo, a livello fisico. È forse l’unica vera insidia verso i traguardi ancora più alti dopo essere già diventato una leggenda.

p.g.

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