Ippodromi, una risorsa da rilanciare: "Seguiamo il modello americano"

Pautasso amministra Le Capannelle e presiede l’associazione: "Il punto chiave sono le scommesse"

27 dicembre 2023
Ippodromi, una risorsa da rilanciare: "Seguiamo il modello americano"

Ippodromi, una risorsa da rilanciare: "Seguiamo il modello americano"

Riaprire gli ippodromi ormai dismessi e aprire quelli in attività ad un impiego che coinvolga maggiormente la società. Il dibattito è aperto da un po’ e ha trovato nuova linfa nelle ultima settimane. Anche Elio Pautasso, amministratore della società che gestisce l’impianto delle Capannelle e presidente di Federippodromi, è d’accordo. Lo ha raccontato nella lunga intervista firmata da Umberto Martuscelli che potete leggere integralmente sul sito www.cavallomagazine.it.

Piemontese di origine, 58 anni, Pautasso racconta in modo molto chiaro la situazione degli ippodromi italiani: "Federippodromi è un’associazione di categoria che difende gli interessi degli ippodromi associati, una parte di quelli italiani. Fino a venti anni fa gli ippodromi erano molto frequentati, c’era molta gente, molto gioco, molte scommesse… ". Poi è arrivata la crisi: "La riforma degli anni Duemila che ha liberalizzato le scommesse, le slot-machine soprattutto. Allora c’è stato il declino del gioco ippico, che è molto costoso: nel senso che il ritorno per gli scommettitori è molto più basso di quanto accade nel caso degli altri giochi. Ma ci sono anche problemi di carattere organizzativo– spiega Pautasso –: nel 2013 è stato soppresso l’Unire, che era comunque un ente pubblico, e un ente pubblico che gestisce uno sport è già qualcosa di complicato rispetto a quanto accade quando il gestore è una federazione o una lega come per calcio o basket. Con la soppressione dell’Unire siamo passati al ministero…e un ministero che gestisce un mondo come il nostro rappresenta davvero un problema in termini di burocrazia e lentezza".

Il sistema attuale comunque si può cambiare: "Certo. Nel corso degli anni ci sono state diverse proposte di legge, ce n’è anche una che giace in Parlamento presentata dall’attuale sottosegretario La Pietra, per riorganizzare la governance del settore in senso più snello e privatistico…". La vera scommessa è trasformare gli ippodromi in spazi aperti anche ad attività collaterali, che non siano esclusivamente le corse: "attirare pubblico diverso contribuisce a far conoscere l’ippodromo e quindi ad aumentarne la frequentazione… Tutto questo però non basta, ci vogliono investimenti, miglioramento delle strutture, interventi da parte dei proprietari degli ippodromi che sono i comuni, ovviamente anche di noi gestori che dobbiamo investire seguendo il proprietario, bisogna rinnovare l’intero sistema scommesse".

E qui il discorso rischia di diventare scivoloso: "Vanno controllate, regolate, bisogna mettere in pratica tutte le norme anti ludopatia. Una soluzione sarebbe quella di rendere gli ippodromi centri autorizzati a raccogliere tutti i tipi di gioco e utilizzare una parte della tassa prodotta da questo volume di gioco per finanziare l’ippica, e quindi il lavoro nell’ippica, l’allenamento, l’allevamento, le scuderie, le strutture… Cosa che accade per esempio negli Stati Uniti: lì l’ippica si è risollevata quando è stato permesso agli ippodromi di diventare casinò".

Un modello ci sarebbe già: l’ippodromo Snai San Siro a Milano. "San Siro rappresenta senza alcun dubbio un modello. A Milano lo possono fare in modo più professionale e strutturato e profondo sostanzialmente per un motivo: l’ippodromo è di loro proprietà. Quando l’ippodromo è tuo hai meno vincoli".

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