Italrugby record, il bello deve ancora venire. Il Sei Nazioni è solo un punto di partenza

Convinzione dei propri mezzi, giovani di talento e un ct che sa motivare la squadra: ecco i segreti dietro il rilancio della palla ovale

di DIEGO FORTI -
18 marzo 2024
Italrugby record, il bello deve ancora venire. Il Sei Nazioni è solo un punto di partenza

Italrugby record, il bello deve ancora venire. Il Sei Nazioni è solo un punto di partenza

Finalmente un’Italia di carattere, quella vista nel 6 Nazioni edizione 2024. Siamo solo quindi nella classifica generale, lontani 9 punti dalla vetta su cui troneggia un’inarrivabile Irlanda, tuttavia abbiamo dimostrato di poter pareggiare con i francesi e di saper battere Scozia e Galles.

I punti contano, ma spesso vanno “pesati” perché non hanno tutti lo stesso valore. Ci siamo imposti sulle squadre alla nostra portata, alla vigilia addirittura considerate superiori. Abbiamo anche resistito in maniera superba alla corazzata francese ridimensionandone le ambizioni. In aggiunta vale la pena sottolineare la buona prestazione contro i terribili Bianchi della Rosa, una battaglia persa per soli 3 punti dopo una coraggiosa lotta testa a testa. Ovvero i quattro/quinti del nostro 6 Nazioni vanno considerati buoni se non ottimi. A ridimensionare la festa un solo tonfo, contro l’Irlanda. I motivi per gioire non mancano, ma attenzione a tenere i piedi ben piantati per terra.

Non montarsi la testa. In passato abbiamo avuto altri buoni momenti, addirittura in due occasioni siamo arrivati quarti: nel 2007 e nel 2013. Poi però ci siamo ritrovati nel giro di pochi mesi incapaci di vincere con continuità. Adesso nel ranking siamo saliti all’ottavo posto, ma nel recente passato abbiamo arrancato intorno alla 15ª piazza per mesi, se non anni.

Punto di partenza. Questo Torneo 2024 in prospettiva può essere considerato un punto di partenza? Sì, a patto che tutti dalla Federazione, all’allenatore, sino ai giocatori abbiano la volontà, la costanza e l’umiltà di lottare per migliorare senza soluzione di continuità. Le Nazionali al top risultano ancora molto lontane per mezzi, abilità e tradizione, ma guai a rassegnarsi. Le possiamo raggiungere provando ad emularle. I giovani di talento non ci mancano da Menoncello ai Garbisi, dai Cannone sino agli ultimi arrivati Lynagh e Pani.

Un ct che ipnotizza. Gonzalo Quesada, argentino dai modi garbati e dall’eloquio convincente, in sole 5 partite sembra aver trasformato la squadra. Perdiamo pochi palloni, prendiamo meno punizioni, raramente sbagliamo le scelte tattiche e difendiamo in maniera tanto decisa quanto efficace. Sino a sei mesi fa sembravano cose impossibili da ottenere, eppure i giocatori risultano nella stragrande maggioranza gli stessi di quando, l’anno scorso, la Georgia ci prendeva a colpi di ovale. L’esperienza suggerisce che l’allenatore sia riuscito a cambiare qualcosa nella testa e nelle motivazioni dei giocatori. Vien quasi da pensare che li abbia ipnotizzati.

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