Italrugby, dal Sei Nazioni dei record può nascere una nuova era

Due vittorie e tre risultati utili consecutivi sono un primato per gli azzurri: il giorno dopo l’impresa in casa del Galles anche il ranking ci sorride

di DIEGO FORTI -
17 marzo 2024
Una presa aerea di Garbisi

Una presa aerea di Garbisi

Roma, 17 marzo 2024 – Il 6 Nazioni 2024 si è concluso con una sorpresa (gradita per noi), una quasi conferma e tre delusioni più o meno grandi. Vediamo nell’ordine. A stupire è stata l’Italia capace di vincere due partite (con la Scozia in casa, con il Galles fuori) e di pareggiarne una (con la Francia fuori casa). Miglior perfomance in 24 anni di presenza nel Torneo. A convincere, sia pur un filo sotto le aspettative, sono stati gli irlandesi.

Primi per il secondo anno di seguito, ma senza l’onore del Grande Slam, cosa che invece era loro riuscita nel 2023. Gli uomini con il trifoglio come simbolo sulla maglia si sono fatti beffare in quel di Twickenham da un drop all’ultimo secondo dell’apertura inglese Marcus Smith. Niente 5 su 5 e quindi trionfo storico rimandato (da quando il Torneo è passato da 5 a 6 Nazioni , ovvero dal 2000, nessuno è sinora riuscito a bissare in due stagioni successive il Grande Slam. ndr). Deludenti le altre tre formazioni il gara. Per il Galles un disastro, non solo Cucchiaio di Legno, quasi un’infamia per i Dragoni in precedenza solo tre volte ultimi senza vittoria, ma anche la consapevolezza che la squadra risulta lontana dalla ricostruzione programmata dopo la Coppa del Mondo 2023. Il ct Gatland non è riuscito a trovare i giusti ricambi ai campioni che recentemente hanno preso commiato dalla Nazionale. Davvero mortificante l’addio alle competizioni internazionali del fenomeno George North, un trequarti spesso inarrestabile. Contro l’Italia nella sua ultima partita con la maglia dei Dragoni, non solo è stato travolto dagli Azzurri (21 a 23), ma all’ultimo minuto è anche dovuto uscito per infortunio. Probabilmente mai commiato dal leggendario Principality Stadium è risultato più amaro. La Francia, considerata alla vigilia lo squadrone più temibile per forza fisica e rabbia in corpo dopo il disastroso epilogo nel Mondiale casalingo, in realtà ha arrancato. Tre vittorie, 1 sconfitta, 1 pareggio (con l’Italia) troppo poco per un’armata che dispone di un potenziale internazionale di giocatori al momento ineguagliato. Soprattutto, però, questa Francia nonostante sia da anni sotto la guida dello stesso allenatore Galthie, non ha proposto un suo gioco con continuità. Pesanti sicuramente le assenze della super-mediana composta da Antoine Dupont (mischia) e Romain N’Tamack (apertura), ma le incertezze viste in campo sono state troppe e troppa grandi. Il pareggio fortunosamente rimediato con l’Italia (13 a 13) e che si sarebbe trasformato in disastro se all’ultimo secondo un calcio dell’ottimo Garbisi fosse finito all’interno della porta ad H anzichè sbattere contro il palo è li a testimonialo. Al di sotto delle sue possibilità anche la Scozia. Dotata di una linea d’attacco potenzialmente incontenibile da rifornita da un’apertura geniale, non è praticamente mai riuscita a mettere insieme contemporaneamente tutte le sue qualità, tanto spettacolo poche soddisfazioni concrete. Piuttosto deludente, dunque, il 4° posto finale racimolato. Tutto sommato deludente anche l’Inghilterra, contraddistinta da un rendimento altalenante. Sul campo ha messo tanta forza fisica, ma poca strategia. Inglesi terzi sì, però con più ombre che luci nel gioco messo in mostra.

Se ci si limita a guardare la classifica il quinto posto dell’Italia può non apparire esaltante. In passato sia pur con punteggi diversamente attribuiti (non erano previsti i bonus, la vittoria valeva 2 punti, contro i 4 attuali, il pareggio 1 contro i 2 di oggi) ci siamo infatti classificati due volte al quarto (2007 e nel 2013), ma con sole due vittorie in carniere. Se si va al di là dei numeri, l’Italia vista quest’anno nel Torneo ha mostrato una consistenza superiore al previsto. Da registrare un solo, vero passo falso contro l’organizzatissima Irlanda (0 a 36 senza scusanti). Ci hanno annichiliti, ci siamo annichiliti. Siamo stati protagonisti di uno vero crollo, fortunatamente rivelatosi solo occasionale. In tulle le altre partite, infatti, abbiamo giocato e messo in difficoltà gli avversari dimostrando di possedere un gioco e, finalmente, carattere. Alcuni numeri per rendere l’idea: il duo azzurro Lamaro - Niccolò Cannone si è messo in mostra con ben 179 placcaggi complessivi (il capitano 103, record assoluto nel Torneo, la seconda linea 76) contro i 157 della coppia gallese Jenkins - Raffels e gli “appena” 136 degli scozzesi Cumming - Dempsey. Va annotato, per correttezza, anche il record dei placcaggi sbagliati, quasi sempre però tamponati dalla nostra seconda linea di difesa: 157 su un totale di 972 effettuati. Buoni i numeri delle rimesse laterali: 33 quelle catturate da Ruzza contro le appena 19 del secondo in questa particolare classifica. Non male anche le palle rubate in totale, ben 17 contro le 14 dell’Irlanda e le 13 del Galles. In pratica l’Italia ha dimostrato di poter stare a pieno titolo nel 6 Nazioni, ergo nell’elite del rugby Mondiale, dove giusto ricordarlo, siamo finalmente tornati tra le prime 10 squadre del ranking insediandoci all’ottavo posto alle spalle dell’Argentina, ma davanti ad Australia e Galles.

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