Jas e Sara, la medaglia del secolo. Sogni d’oro per chiudere in bellezza: "Abbiamo dato tutto, ora la finale»
Paolini ed Errani già sicure almeno del secondo posto: da cent’anni un italiano non finiva sul podio. L’ultimo atto domani contro le russe Andreeva e Shnaider. "La nostra coppia? Un’idea nata al ristorante". .
dall’inviato
Ci volevano due figlie del terzo millennio per chiudere un discorso rimasto aperto per un secolo: Sara Errani e Jasmine Paolini riporteranno una medaglia in Italia migliorando cent’anni dopo il bronzo di Uberto de Morpurgo proprio a Parigi, ieri in semifinale hanno sconfitto le ceche Karolina Muchova e Linda Noskova (6-3 6-2). Domani affronteranno le russe Mirra Andreeva e Diana Shnaider (sconfitto le spagnole Bucsa e Sorribes Tormo 6-1 6-2) che giocano sotto bandiera neutrale, ma sempre russe restano.
Il senso della storia non è solo nella statistica chiusa a una cifra tonda, è soprattutto nelle parole della più esperta delle gemelle diverse: "Per me è sempre stato un sogno fin da piccola, era il mio pallino e aver centrato la finale olimpica all’ultimo tentativo è qualcosa di pazzesco – racconta Sara Errani –. Ho sempre visto i Giochi come il massimo dello sport. Ci ho provato per tanti anni, esserci riuscita con Jas è bellissimo. L’ho contagiata, le ho fatto sentire quanto fosse importante per me e non smetterò mai di ringraziarla per gli sforzi che ha fatto per aiutarmi nel mio sogno".
La Errani ha chiuso con un servizio da sotto una partita che le azzurre hanno vinto prima di entrare in campo, tattica perfetta: di fronte, come capita spesso, avevano due giocatrici alle quali rendevano 15 centimetri che diventano muscoli e potenza, le hanno fatte andare fuori giri alzando arcobaleni e presentandosi a raccogliere la pentola d’oro a rete con volée più tagliate che potenti.
La tattica comunque non vale nulla se non riesci a metterla in pratica. Di sicuro la Errani è riuscita a trasmettere alla collega più giovane non solo l’esperienza da doppista (la migliore italiana della storia? Probabile), ma anche il valore diverso di un torneo che si svolge sulle stesso campo dove Jasmine è arrivata in due finali, ma è molto diverso: "Mi sto rendendo conto che è una cosa davvero importante, non so se vale quanto uno slam, ma è un evento al top, qualcosa che ha un peso diverso e si sente. Ora speriamo di fare bene domenica. Non so se questa finale sia diversa dalle altre, la prepareremo studiando le avversarie come sempre".
Tra le due si vede che mentre cresce la complicità tecnica, quella umana è già al massimo: "Avevo avvisato Jasmine che avrei potuto fare l’ultimo servizio da sotto, e anche che avrebbero risposto con una smorzata, è andata bene. Negli ultimi mesi siamo cresciute tatticamente, conoscendoci sempre meglio. E’ importantissimo aver trovato i nostri meccanismi".
La medaglia del destino è nata al ristorante, anche se ancora il conto non è stato presentato. Proprio a Roland Garros: "Ne parlammo a cena e decidemmo di provarci – spiega la Errani –. Se mi chiedete se allora me l’aspettavo, vi rispondo sì e no. E’ un sogno, ma ho lavorato duro per arrivarci, poi poteva andare male, ma ho dato tutto per arrivare a questo momento e mi sento fortunata e orgogliosa per esserci arrivata insieme".
Jasmine lì a fianco sorride come sempre.
Un fondamentale, il sorriso, in cui nessuno le batterà mai.
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