Mandelli "C’è voglia di tornare in alto"
Alle 15 contro la Carrarese il delicatissimo esordio del neo mister dopo l’addio di Bisoli: "Giocatori motivati"
Una grande occasione, quella capitata a Paolo Mandelli. Milanese di nascita ma modenese d’adozione, 56 anni, Mandelli affronta questa esperienza con serenità, emozione e ironia. Queste le sue prime parole da neo mister del Modena, alla vigilia del match di oggi alle 15 al ’Braglia’ contro la Carrarese, con una classifica che fa paura. "Ho trovato i giocatori motivati per migliorare la classifica e soprattutto una dirigenza che vuole fare il bene del Modena Calcio e della città, senza voglia di apparire. Siamo tutti concentrati per fare una grande prestazione, le ambizioni personali passano in secondo piano. Ho pensato che se con la Carrarese dovessimo vincere potrei anche dimettermi perché così diventerei l’allenatore più vincente della Serie B di quest’anno. Aggiungendoci le tre panchine fatte con il Sassuolo un po’ di anni fa potrei anche entrare nella storia come il tecnico con la media punti più alta". Sul modulo con cui schierare la squadra: "Ci ho pensato ma preferirei non dirlo. Ho cercato di propormi per quello che sono, con la mia idea di calcio, so che in una settimana è impossibile proporre tutto quello che ho in testa per cui ho cercato di scegliere le cose più importanti, vedremo se ci ho preso. Pedro Mendes ha fatto di tutto per esserci, ma rischiarlo non ha senso visto che dopo c’è la sosta. È un giocatore troppo importante". Sulle responsabilità che i giocatori devono assumersi: "Ho percepito un forte bisogno di tirarsi fuori da questa posizione di classifica. Sono stato calciatore e so che quando le cose non vanno bene è molto più difficile giocare. Non siamo in una situazione drammatica, c’è tanta voglia di tornare in alto. Non va dimenticato che questa squadra è stata penalizzata dagli infortuni e dalla sfortuna". Sul bisogno alla sua età di avere nuovi stimoli: "Cercare emozioni forti vale anche per i giovani, non dipende dall’età. Una grande emozione l’ho provata due anni fa quando la famiglia Rivetti mi ha chiamato a guidare la Primavera, figuriamoci adesso. Allenare la Primavera per me era come essere sposato con una donna che ti fa stare bene, che ti piace, sei contento e non vai a cercare qualcosa in giro. Un’ipotesi di allenare una prima squadra forse c’era stata ai tempi del Sassuolo, poi la proprietà ha deciso diversamente ma per me andava bene lo stesso perché mi piaceva quello che facevo, come mi piace oggi. Se questa avventura in B sarà come avere un’amante? Non lo so perché di amanti non ne ho mai avute". Sulla Carrarese: "È una squadra organizzata, che sa quello che vuole, se ci riuscirà a farlo dipenderà soprattutto da noi" Sul Braglia che vuole tornare a gioire: "Può essere un’arma in più, finora ha sempre sostenuto la squadra, spero che continui a farlo. Sono stato un giocatore di Zeman, uno che ami od odi, io l’ho amato ed è logico che mi abbia contagiato nel suo modo di interpretare il calcio, di voler fare divertite il pubblico".
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