Miressi, timidezza d’oro: "Ora credo in me"

Il campione azzurro della velocità sta lavorando per preparare i Giochi: "Abbiamo una bella squadra, c’è un cambio generazionale"

di GIULIANA LORENZO -
26 giugno 2024
Miressi, timidezza d’oro: "Ora credo in me"

Miressi, timidezza d’oro: "Ora credo in me"

Dietro l’imponente mole e massa di muscoli di Alessandro Miressi, l’uomo azzurro della velocità, si nasconde un ragazzo timido, con i piedi per terra e che non ama aprirsi con tutti, anche se, ammette, "ci sto lavorando". Reduce dalla vittoria nei 100 metri al Settecolli, sta lavorando anche sulla maggiore consapevolezza dei propri mezzi come spiegato all’International Alpha Cup di Milano.

A poco tempo da Parigi come va?

"In questo momento la preparazione sta andando bene, stiamo caricando, sono bello affaticato. In ogni caso, è giusto così visto che c’è ancora un po’ di tempo prima dei Giochi Olimpici".

Se le diciamo Parigi, la prima cose che le viene in mente?

"100 stile? Staffetta? (Ride, ndr). Mi vengono in mente le gare che devo fare, sono molto concentrato e focalizzato su quello che mi aspetta".

Come ci si approccia alla gara regina del nuoto, i 100 stile? Si tuffa e in un baleno è finita…

"Magari fosse così semplice! Cerco di approcciarmi con serenità e tranquillità. Ovviamente, sono convinto di quello che posso fare, delle mie potenzialità e spero solo di fare bene".

A Parigi teme la concorrenza?

"Sul momento credo che dovrò tenere d’occhio me stesso, perché alla fine, la pressione potrebbe giocare un brutto scherzo o creare situazioni strane, però non ci devo pensare, altrimenti è peggio".

Vuole incontrare qualcuno o vedere qualche gara all’Olimpiade?

"Se stavolta si riuscisse a vedere qualche partita sarebbe bello, a Tokyo c’era il covid e non potevamo fare niente, terminate le nostre gare, mi piacerebbe, speriamo. Per quanto riguarda incontrare qualcuno sì, ma quello è già successo: nel villaggio olimpico, anche a Tokyo ho incontrato Doncic e altri giocatori di basket e gli italiani".

Dopo il Mondiale di Doha ha detto di voler imparare a credere più in se stesso, come sta andando?

"Sì, diciamo che sta andando, soprattutto perché alla fine nella prima parte di stagione i risultati si sono visti. Poi, adesso, pure in allenamento mi sento bene. Sto credendo sempre di più in me stesso e devo continuare a farlo, fino in fondo".

Lei sembra molto riservato, come si descrive?

"Sono in generale un po’ timido, non è facile che io mi apra con tutti, ma sto cercando di migliorare".

Che gruppo è quello azzurro?

"Bello, questa atmosfera si è creata piano piano. C’è stato un cambio generazionale dai veterani a noi giovani. Già a livello juniores eravamo un bel gruppo, siamo riusciti a portare quella spensieratezza anche nella Nazionale assoluta".

I suoi vengono dal mondo del baseball ma lei non l’ha mai fatto: cosa l’ha conquistato del nuoto?

"Non so nemmeno io perché i miei non me l’abbiano fatto fare, forse perché in Italia non ci sono nemmeno tantissime squadre, non so dirlo. Da piccolino avevo scelto il nuoto per amicizia: mi trovavo bene con il gruppo, ho continuato e poi piano piano sono arrivato dove sono".

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