Nadia gazzella d’argento, Diaz bronzo da favola

Battocletti magnifica sui diecimila delle big africane, il neo azzurro vola nel triplo. E oggi tocca a Tamberi in finale nell’alto

di LEO TURRINI -
10 agosto 2024
Nadia gazzella d’argento, Diaz bronzo da favola

Le esultanze di Nadia Battocletti (24 anni) e di Andy Diaz (28 anni), grandi protagonisti della serata olimpica di ieri

Sen-sa-zio-na-le! Scritto proprio così, sillabato. Per dare enfasi a qualcosa di stupefacente. Solo che è tutto vero. E mi viene quasi il groppo in gola, perché una italiana d’argento sui 10 mila alla Olimpiade nemmeno è storia.

È poesia.Nadia Battocletti corre come una gazzella e il cuore dell’artista. Con ldi, negli stessi minuti, il triplista Diaz Hernandez, ex cubani, ci porta il bronzo atterrando a 17,64. Di colpo, la nostra atletica dismette i panni di Cenerentola. E manca ancora Gimbo…

Record. La Regina d’Europa, la audacissima Nadia, eh, si temeva sarebbe stata sbranata dalle tigri d’Africa, sul palcoscenico dei Giochi.

Sì, ciao. Le ha sbranate lei, Nadia. Tutte tranne una: la keniana Chebet, che ne ha avuto un po’ di più nel tumultuoso giro di chiusura. Con 30’43”35, Nadia ha stabilito il nuovo primato nazionale. Vedrete che migliorerà ancora. E stata una battaglia tattica, che richiedeva un supplemento di strategia. Reduce dal quarto posto con polemiche sui 5000, stavolta l’azzurra ha applicato il piano perfetto.

Triplo. Diaz Hernandez è scappato da Cuba tre anni fa. Ha avuto la cittadinanza italiana nel 2023. Lavora con un grande ex, Donato. Il bronzo del triplista (ha vinto un altro Diaz, spagnolo, davanti al portoghese Pichardo) è esaltato dal fatto che l’azzurro non stava bene fisicamente. Ha azzeccato subito la misura e ha arricchito la tradizione Italiana nella specialità.

Gimbo. Che la Forza sia con te, Gimbo. Perché tu sei il Cavaliere Jedi dello sport italiano. Sei un Luke Skywalker scampato alle aggressioni del destino e alle trappole della sfortuna.

Forse soltanto in una Galassia lontana lontana c’è stato un atleta contemporaneamente campione olimpico, campione del mondo e campione d’Europa nel salto in alto. E tutto questo ha un cognome solo, anzi, unico.

Tamberi. Non ho voglia di sprecare parole ed aggettivi: comunque vada a finire stasera, abbiamo tutti un debito di gratitudine nei confronti di questo mattocchio marchigiano. Perché Gimbo è una icona. Appartiene al suo tempo, ha tratti e comportamenti che sono tipici della sua generazione. Va rispettato nelle esternazioni, nelle esuberanze, negli eccessi: perché non c’è nulla di cattivo nel suo essere.

Stasera, dentro uno stadio che toglie il fiato per quanto è bello, Tamberi insegue l’ennesimo (l’ultimo?) sogno. Mai un uomo ha rivinto l’oro nell’alto alla Olimpiade. Uno dei suoi rivali ha curiosamente la stessa opportunità: è il qatariota Barshim, primo ex aequo con Gimbo a Tokyo.

Che la Forza sia con te, figliolo.

No, Tortu. E adesso vengo alla ennesima medaglia di legno italiana: il quarto posto della staffetta veloce. Un esito malinconico, perché all’improvviso si erano aperti scenari di gloria. Mi spiego. Gli americani favoritissimi si sono esibiti nella consueta cialtronata e sono stati squalificati. Melluzzo ha fatto una discreta frazione, poi Jacobs si è scatenato: 8”96. E Patta, terzo azzurro, si è superato. Morale: Filippo Tortu, l’eroe di Tokyo, ha ricevuto il testimone in seconda posizione. Fosse stato quello di tre anni fa, avremmo vinto. O quasi. Purtroppo, Tortu si è perso. Aveva deluso già sui 200. Qui si è inabissato. Settimo tempo di frazione (9”20), con gli americani fuori. Un disastro.

Italia giù dal podio in 37”68. Ha vinto il Canada (37”50) davanti al Sud Africa (37”57) e alla Gran Bretagna (37”61). Che peccato.

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