Palumbo, stagione da consacrazione. Il Modena e il suo tuttocampista

Ogni pallone passa da lui, ha già messo a referto tre assist e un gol. L’unica pecca: i cartellini gialli

di ALESSANDRO TRONCONE -
18 settembre 2024
Palumbo, stagione da consacrazione. Il Modena e il suo tuttocampista

Antonio Palumbo nel match contro il Frosinone del 27 agosto (fotofiocchi)

Luciano Ligabue canterebbe ’Sei sempre così, il centro del mondo’. Successo del 2008, anno in cui Antonio Palumbo, alla giovanissima età di 12 anni, cresceva spensierato sui campi di calcio senza sapere (ma sperando) che il futuro gli avrebbe riservato ruoli fondamentali nelle squadre in cui ha militato. Modena sta diventando sempre più il suo, personalissimo, centro del mondo. E lui è il centro del mondo modenese.

Passa tutto da lui, più o meno qualsiasi pallone. Con Bianco era la mezzala perfetta: contenimento, inserimento, gol. A volte lo si vedeva un po’ troppo tra i piedi di Gerli, spesso lo si accusava di poca efficacia e queste minime critiche lo hanno stimolato ad essere sempre più decisivo. Bisoli si è accorto del potenziale offensivo che avrebbe avuto avanzando il suo raggio d’azione, forte anche di una certa anarchia tattica che è la forza del centrocampista napoletano. Un trequartista atipico, fantasioso e quantitativo al tempo stesso. Capace di leggere situazioni di gioco con la mente del centrocampista puro ma con il piede rifinitore. Tant’è che sono già 3 gli assist in 5 partite di campionato: il tocco per Bozhanaj a Bolzano, la punizione per il colpo di testa di Pedro Mendes contro il Bari e il calcio d’angolo per l’incornata di Zaro a Cesena. Ma ha messo lo zampino un po’ ovunque, dal lancio per Caso sull’azione del vantaggio al Manuzzi fino ai gol, uno vero e uno non convalidato, con il Bari e il Sudtirol. La traversa di Cesena, le sgroppate palle al piede. Insomma, dai piedi e dalla mente di Antonio Palumbo passa veramente di tutto e di più. Come se lui stesso avesse capito che siamo di fronte all’anno della consacrazione, valorizzato dalla maglia numero 10 presa dopo l’addio di Tremolada. Unica postilla, i cartellini gialli per qualche parolina di troppo. Non particolarmente amati dagli allenatori, si sa. E se è vero che fa parte del carattere focoso del giocatore, è altrettanto vero che sono dettagli da limare per la sua stessa crescita. Che, a Modena, sembra davvero costante. E dovrà proseguire.

Perché Palumbo si sta prendendo di diritto il ruolo di trascinatore e leader tecnico e, come tale, tocca anche trascinare i compagni a ritrovare una vittoria e raggiungere obiettivi che coincidano con le ambizioni di tutti quanti.

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