Pillastrini: "La Vuelle si prepari, sarà una guerra. E in molti campi c’è un pubblico da A1"
L’ex tecnico biancorosso, ora a Cividale, descrive la A2. E sugli stranieri: "Molti, se gli togliessi il passaporto, non giocherebbero nemmeno"
"Quello che abbiamo davanti è un campionato lacrime e sangue, da battaglia. Sarà una guerra atomica – dice Stefano Pillastrini, che l’altro ieri con la sua Cividale ha affrontato la Vuelle –. Un torneo dove molte società hanno rotto il salvadanaio e tra queste c’è anche Pesaro. Io conto almeno nove squadre che hanno organici importanti e non è detto che non possa esserci anche qualche sorpresa che arrivi dalle retrovie". Stefano Pillastrini ha sempre legato la propria fama di allenatore, compreso il suo periodo pesarese, a un credo: lavorare per e con i giovani. "Se fosse per me – continua – imporrei un embargo al fine di lavorare per far crescere i giovani perché se continuiamo così, cioè con squadre che sembrano uscite da un elenco telefonico, prima o poi dovremo far arrivare anche il pubblico dall’estero. Non c’è più nessun legame tra la squadra e la città".
Pesaro non tira fuori un giovane di livello da vent’anni, molto di più, e meglio, Ancona...
"Effettivamente è così. Io ho preso un giovane del 2005 proprio da Ancona e non ho avuto la minima concorrenza. E sarà un ragazzo che vedrete nella massima serie. Pesaro ha un giovane, che è Maretto, ma non esce dal vivaio perchè è Argentino. Ad Ancona lavorano bene con i giovani, basta vedere la carriera di Polonara e Pajola che sono in Nazionale".
Ma anche dirigenti navigati dicono meglio gli americani che gli italiani perché costano di meno...
"Questo è vero proprio perché non si costruiscono più giocatori, sono pochi. E allo stesso tempo, se ad alcuni degli americani e stranieri che facciamo giocare togliessero il passaporto, non scenderebbero in campo".
Anche in A2 tutte squadre comunque formate da gente più che esperta. O no?
"È così ed è per questa ragione che sono per l’embargo, per chiudere le frontiere e fare un po’ di protezionismo. Io a Cividale ho un squadra di bambini che sta crescendo e sta acquisendo un po’ di consapevolezza, ma se pensano di essere diventati bravi, sbagliano".
Sotto al profilo mediatico un campionato, quello di A2, da ritorno alle catacombe?
"In parte è vero, ma è anche vera un’altra cosa. E cioè che ci sono campi dove trovare sugli spalti 4-5mila persone è un attimo: da Livorno a Bologna, da Cantù a Forlì, per non parlare di Rimini e di Udine. Le trasferte sono ad impatto forte. Noi a Cividale abbiamo 4mila persone tutte le partite, in un palas che non ne può contenere di più".
Ma in compenso parlano tutti di un campionato più vero, più tecnico. È così?
"Secondo me sì perché in A1 molti virano sulle grandi capacità individuali di quello o di quell’altro giocatore, oppure noti qualcosa come ha fatto vedere Banchi proprio a Pesaro. In A2 per esempio il peso vero non lo hanno tanto gli americani quanto il gruppo degli italiani. Un campionato più tecnico e con allenatori di esperienza. Molti hanno come punto di riferimento l’Nba, io per esempio guardo meglio l’Eurolega. E sotto a questo profilo, per fare un parallelo, è meglio l’A2 dell’A1".
Questo il quadro che arriva da Stefano Pillastrini, l’uomo che ha lanciato Maggioli, facendolo stare in campo, con grande dignità, anche in Eurolega. È partito il conto alla rovescia, perché l’altro ieri sono finite le prove microfono ed ora si gioca col sangue agli occhi "perché sarà una guerra atomica". Un precampionato quello della Vuelle che secondo alcuni osservatori non ha esaltato? In parte vero anche se, più che ai punteggi, gli allenatori, e così Pino Sacripanti, guardano più alle cose da aggiustare. Perché le prove, quelle vere, partono da domenica quando la Carpegna Prosciutto scenderà sul campo di Nardò. E non sarà una passeggiata.
m. g.
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