Rodini, svolta col sorriso. Ha vinto il primo triathlon: "E volevo solo divertirmi»
"Avevo mancato la qualificazione a Parigi nel canottaggio, volevo fare qualcosa. Non ho ancora deciso di smettere: devo darmi il tempo per pensarci bene".

Ha vinto il primo triathlon: "E volevo solo divertirmi"
Valentina Rodini, in coppia con Federica Cesarini, tre anni fa stupì il mondo vincendo la medaglia d’oro a Tokyo nel doppio pesi leggeri del canottaggio. A Parigi non potrà difendere il titolo, perché ha mancato la qualificazione. Ed è una sconfitta sportiva che brucia. Ma pochi giorni dopo si è rifatta...nel triathlon. Vincendo all’idroscalo di Milano la Deejay Tri sulla distanza più breve, la Super Sprint. Che sarebbero ’solo’ 400 m di nuoto, 10 km in bici e 2.5 km di corsa a piedi.
Valentina, come nasce questa piccola impresa?
"Non lo so neanche io. Ero giù per aver mancato il pass per Parigi e onestamente non sapevo che cosa fare. Un amico, Luca Cattaneo, mi ha proposto di andare ad allenarmi con la società della Stradivari Cremona, il gruppo sportivo delle Fiamme Gialle mi ha dato il via libera e sono andata quasi per sfogarmi. Poi il mercoledì mi hanno detto: perché non fai la gara domenica?"
E lei l’ha anche vinta.
"Mi ero preparata per una settimana, era una cosa nuova, non avevo idea che potesse andare così bene. Anzi, in realtà so anche di aver fatto disastri nei cambi, ma alla fine è andata meglio del previsto, anche se ho fatto una distanza mini e ne sono consapevole".
Sensazioni?
"Non ero abituata a stare in mezzo a tutta quella gente, noi nel canottaggio siamo sulle barche. Ma mi sono divertita tantissimo".
Sta pensando di cambiare sport?
"Non è una domanda alla quale posso rispondere adesso. Serve un po’ di tempo e di meditazione, perché sono fresca di mancata qualificazione alle Olimpiadi ed era un obiettivo al quale avevo dato ogni secondo della mia vita negli ultimi anni. Dopo Parigi, inoltre, la mia categoria di peso sarà tolta dai Giochi e se anche decidessi di salire su un’altra barca dovrei confrontarmi con atlete che pesano 25 chili più di me. Devo pensarci con calma. Di sicuro farò un’altra gara di triathlon, con una preparazione migliore".
Ma nei suoi allenamenti faceva già qualcosa di simile al triathlon?
"La corsa sì, la bicicletta non proprio, facciamo bike al coperto ma non è la stessa cosa, infatti nei rettilinei non avevo problemi, ma in curva e quando dovevo sganciare le scarpe temevo di cadere. A nuotare andavo già per conto mio per fronteggiare una deficienza ossea dalla quale sono affetta da anni".
Sulle barche dell’America’s Cup, compresa Luna Rossa, sono saliti ciclisti che devono pedalare per dare energia ai sistemi di bordo. Ci sono anche ex canottieri. Che cosa ne pensa?
"Che è una cosa molto bella, ha solo un difetto: coinvolge solo gli uomini, nelle barche femminili non ci sono".
Valentina, il vostro è uno sport faticosissimo. Si chiede mai chi glielo fa fare?
"Un giorno sì e l’altro pure. Ma un mio allenatore dice che se te lo chiedi davvero, hai già deciso che non ne vale la pena. Io non so ancora che cosa sarà del mio futuro, ma di sicuro farò ancora sport".
Lei lamentò il calo di attenzione mediatica che segue sempre il boom, per chi vince medaglie olimpiche.
"È vero, noi poi non eravamo minimamente preparate perché ovviamente eravamo partite per dare il massimo, ma vincere una medaglia e per di più quella d’oro era oltre ogni previsione. Quindi non eravamo pronte, a quel tipo di attenzione improvvisa. Ma è vero che soprattutto su certi sport, lontano dalle olimpiadi si spengono i riflettori".
Non le sembra che le tante vittorie in discipline diverse stiano cambiando qualcosa?
"Sì, forse sì. Ma non bisogna accontentarsi. Un collega una volta ha fatto presente che quando parli di canottaggio in Italia, tutti parlano degli Abbagnale. Che sono stati grandissimi e importantissimi. Ma sono passati tanti anni da quando gareggiavano, e in mezzo di medaglie ne abbiamo vinte parecchie..."
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