Sei Nazioni, la storia arriva in meta. Azzurri pronti all’esame Inghilterra
Italia in campo sabato alle 15,15: gran finale il 16 marzo. Il torneo festeggia l’edizione numero 130
Eccolo di nuovo il 6 Nazioni. Immarcescibile, amato, odiato, irrinunciabile venerdì prossimo prenderà il via per la 130ª volta. Partita d’apertura: Francia-Irlanda alle 21. Italia in campo solo il giorno dopo, a Roma, contro l’Inghilterra (alle 15:15). A seguire, alle 17:45, Galles-Scozia. Poi di nuovo in campo nel week end del 10 e 11 febbraio (il giorno 11 l’Italia affronta l’ Irlanda). Un weekend di riposo e di nuovo tutti in campo il 24 e il 25 febbraio, giornata di Francia-Italia: appuntamento a Lille alle 16. Altro weekend di recupero a fine febbraio e poi si scende ancora in campo il 9 marzo (Italia-Scozia, all’Olimpico alle 15:15, Inghilterra-Irlanda alle 17.45) e il 10 (Galles-Francia, alle 16:00). Gran finale in calendario il 16 marzo. Tutti gli incontri di sabato con Galles-Italia alle 15:15, Irlanda Scozia alle 17:45 e Francia-Inghilterra alle 21:00.
Dicevamo ben 130 le edizioni del “Torneo”, come lo identificano senza numeri al seguito i britannici. Una longevità straordinaria, sufficiente da sola a trasformare una competizione sportiva in icona. Giusto aggiungere che senza le Guerre Mondiali di mezzo l’edizione che sta per cominciare sarebbe la 141esima e che Il numero di Nazioni in lizza, distillate con cura e parsimonia, è pian piano cresciuto. Prima solo le anglosassoni, poi un posticino seppur a intermittenza per la Francia (dal 1911) e infine, dal 5 febbraio 2000, porte aperte anche all’Italia con la nascita ufficiale del 6 Nazioni.
Rappresentare il rugby dal 1883 (prima partita ufficiale della manifestazione addirittura nel dicembre 1882: Scozia-Galles a Edimburgo) fa del Torneo più antico del Mondo un mito inimitabile, straordinariamente spendibile e non solo tra gli appassionati di rugby.
Il 6 Nazioni è un asset fondamentale sia per la diffusione del rugby, sia per il contributo economico che garantisce. Competizione dilettantistica sino al 1995 (anno di introduzione del professionismo nel rugby) oggi viene valutato 3 miliardi di euro. Niente male se si considera che coinvolge direttamente solo un pugno di Nazioni; 4 anglofone, 2 latine. In ogni caso tutti gli anni assicura alle squadre in lizza decine di milioni di euro (tra diritti televisivi, sponsorizzazioni, incassi). Introiti grazie ai quali la rispettive Federazioni sostengono e alimentano le loro attività. L’ Italia, ad esempio, porta a casa tra i 30 e i 35 milioni di euro (come Scozia,Galles e Irlanda con Francia e Inghilterra che ne incamerano il doppio).
Continua a leggere tutte le notizie di sport su