Sulla scherma italiana sorge un sole argento. Vince il Giappone, ma è riscatto del fioretto

Niente da fare per Macchi, Marini, Bianchi e Foconi. L’onore azzurro in pedana però è salvo si torna a casa con cinque podi

di DORIANO RABOTTI -
5 agosto 2024

dall’inviato

Il Grand Palais chiude i battenti alla scherma per aprirli al taekwondo, e lo fa regalando ai colori azzurri un’ultima medaglia da riflessi pregiati. Non riesce agli azzurri del fioretto maschile la grande rimonta nella finale a squadre, la corona d’oro finisce sulla testa dei giapponesi IImura, Shikine, Nagano e Matsuyama, e a chi storce il naso pensando ai nipponici sul tetto del mondo in quest’arma, sarà il caso di ricordare che ormai il mondo è globalizzato anche sulle pedane della scherma.

In parte per merito o colpa nostra, perché i tecnici italiani sono tra i più bravi e ovviamente vengono richiesti e pagati per insegnare all’estero. È il professionismo, baby: il rovescio della medaglia è che le conoscenze depositate nelle nostre tradizioni vengono pian piano assimilate dagli altri. E quando ci battono fa un male doppio, ma è la legge dello sport.

Ieri la finale ha visto brividi di rimonta mancata, con il leader del gruppo azzurro Tommaso Marini che dopo aver ciccato nella gara individuale ci teneva tantissimo a rifarsi in quella a squadre, ma il risultato definitivo è stato di 45-36 in favore degli orientali.

Alla finale gli azzurri sono arrivati dopo aver superato nei quarti la Polonia per 45-39, poi in semifinale hanno affrontato gli Stati Uniti superati per 45-38 prima di dover fare i conti con i giapponesi. La squadra composta da Guillaume Bianchi, Alessio Foconi, Filippo Macchi e Tommaso Marini non è mai riuscita nella finale a trovare la chiave per riagganciare davvero il Giappone.

La sfida inizia subito nel peggiore dei modi per gli azzurri, sotto 10-7, arriva la reazione con Macchi e Bianchi (20-18) prima di subire la rimonta rivale. Iimura firma il sorpasso e a nulla serve il tentativo di dare la scossa da parte di Cerioni: Foconi entra e, nei fatti, subisce il parziale decisivo (0-5). Vano l’assalto finale di Marini.

Con quella ottenuta ieri l’Italia torna dalla spedizione parigina con cinque medaglie complessiva: l’ultimo argento si aggiunge all’oro della squadra femminile di spada (Santuccio, Fiamingo, Rizzi e Navarria), agli altri argenti del fioretto femminile a squadre (Errigo, Volpi, Favaretto e Palumbo) e di Filippo Macchi in quello individuale, il bronzo di Luigi Samele nella sciabola.

Tre dal fioretto, che era finito sotto processo ai Giochi di Tokyo: forse potevano essere di più, ma al di là degli arbitraggi che hanno regalato momenti dimenticabilissimi soprattutto nei confronti di Pippo Macchi, è giusto sottolineare che il ritorno di Stefano Cerioni come ct ha riportato l’arma dove merita di stare. Rinnovando in parte squadre che comunque hanno dimostrato di avere un futuro.

Quella ottenuta ieri è la ventiduesima medaglia della spedizione azzurra ai Giochi, in una domenica comunque indimenticabile per lo sport italiano.

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