L’esterno tra i più brillanti in Alto-Adige nell’estate 2024, poi l’infortunio all’esordio in campionato. "Sono rientrato bene». Cambiaghi: "È come un nuovo inizio»
VALLES (Bolzano) "Non dico che questo è un nuovo inizio, perché mi sono messo alle spalle un anno intenso in...

Nicolò Cambiaghi, 24 anni, è nato a Monza (Schicchi)
VALLES (Bolzano)
"Non dico che questo è un nuovo inizio, perché mi sono messo alle spalle un anno intenso in cui mi sono sentito perfettamente integrato in questo gruppo. Ma certo è l’anno in cui sono pronto a incidere di più".
Spesso nel calcio, come nella vita, si fa come si può. Prova tu a infortunarti quando il campionato è appena cominciato, restare sei mesi in infermeria e poi tornare ed essere già al top. Eppure Nicolò Cambiaghi è andato assai vicino a centrare l’obiettivo. Un anno fa, alla prima di campionato al Dall’Ara con l’Udinese, dopo un quarto d’ora si è rotto il crociato anteriore del ginocchio. Ha sudato per mesi all’Isokinetic per rimettersi in carreggiata e quando a febbraio è tornato in campo quello sì che per lui è stato un nuovo inizio.
"Ero partito forte, proprio qui a Valles – ricordava ieri l’esterno d’attacco –. L’infortunio mi ha fatto perdere dei mesi importanti ma sono rientrato molto bene, sia di testa che di gambe. Che giocatore sono? Quello che tutti hanno visto (da febbraio, ndr): un assist-man, con la capacità però di incidere anche in zona gol. In passato mi è riuscito e chiaramente è uno dei miei obiettivi di stagione perché l’esterno d’attacco è prima di tutto un attaccante".
Ove mai il ragazzo avesse dei dubbi in materia Vincenzo Italiano saprebbe come dissiparli. Anche perché proprio il tecnico siciliano è stato il demiurgo che la scorsa stagione ha scoperto la vena da goleador di Ndoye e ha tenuto a battesimo il record di reti di Orsolini.
All’appello manca Cambiaghi, che ha una voglia matta di rifarsi del tempo perduto. Per arrivare dove? Vago: "Lavoriamo per arrivare il più in alto possibile. Vedere la nuova maglia col tricolore della Coppa Italia sul petto è stata un’emozione, perché ci ha fatto capire ciò che di grande che abbiamo fatto".
Oggi, dice Cambiaghi, "non siamo ancora una big ma lo stiamo diventando". Anche lui deve uscire dal guscio di talento di prospettiva e i mezzi certo non gli mancano. Nemmeno quelli, in prospettiva, per vestire la maglia della nazionale maggiore. A scanso di equivoci: "No, il ct non mi ha fatto nessuna telefonata – sorride l’esterno rossoblù –. La nazionale è un obiettivo di tutti e io lavoro anche per poter centrare un giorno questo traguardo".
C’era una volta Amedeo Biavati, l’inventore del doppio passo. "Fa parte del repertorio di finte che utilizzo", dice sommessamente lui. Chissà che non ci sia anche per Nicolò un posticino nella storia.
m. v.
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