L'Inter di Champions ha l’anima delle grandi squadre: solo una punta di piede nega l'impresa. Ma è ansia Lautaro

Un prezioso 3-3 al Montjuic. I nerazzurri giocano una gara intensa dopo tre sconfitte in fila. Con il Barcellona l'impresa è possibile dopo un triplo vantaggio e una rete annullata nel finale per un nulla. Anche contro un Lamine Yamal che non delude

di ALESSANDRO LUIGI MAGGI
30 aprile 2025
Barcellona-Inter è finita 3-3

Barcellona-Inter è finita 3-3

Barcellona - L'Inter di Champions League ha ancora un'anima. Quella propria delle grandi squadre. Quella che si riaccende quando la posta in palio è la storia. Un 3-3 al Montjuic è bagaglio prezioso da imbarcare nel ritorno a Milano, anche per chi è sempre andato in vantaggio, anche per una squadra che si vede annullare la rete del 4-3 per una punta di piede. C'è una qualificazione ancora in gioco e soprattutto un'iniezione di fiducia dopo tre ko in fila. Ma c'è anche il pensiero doloroso: l'infortunio di Lautaro Martinez. A San Siro, il capitano, ci sarà?

Lamine Yamal è un giocatore straordinario. Non c’erano dubbi neanche prima di questa notte. La rete dell’1-2 è una gemma preziosa, la giocata successiva che coglie la traversa lo è forse anche di più, almeno nel suo svolgimento. A 17 anni, prendere la tua squadra e riportarla in partita con l’esempio è cosa da pochissimi, forse senza precedenti se non parlando di un brasiliano soprannominato O’Rey. Ma quelli erano altri tempi, questo è il presente, e allora si deve andare oltre. In una gara che l’Inter non poteva preparare diversamente, ma che interpreta con attenzione, qualcosa si può anche rimproverare ai nerazzurri.

Nel primo tempo Mkhitaryan, e soprattutto Dimarco, attendono troppo il numero 19, senza mai accorciare, dandogli quello spazio senza fisicità che il ragazzo di Esplugues de Llobregat si prende a suo piacimento, addirittura giganteggiando anche in fase di recupero palla. Dimarco, lo dimostra la sostituzione di inizio ripresa, in questo frangente della stagione non c’è (e con Carlos Augusto, non casualmente, le cose cambiano), Lautaro Martinez non si sente nell’appoggio ed esce nell’intervallo per un risentimento ai flessori della coscia sinistra che, si spera, non abbia ricadute sul ritorno di San Siro.

Naturalmente c’è anche altro, con Calhanoglu, Barella e lo stesso Mkhitaryan a non concedere facili verticali a Pedri, e una presenza fisica che i blaugrana non possono pareggiare. La rete del vantaggio di Thuram è un capolavoro individuale figlio di un grande approccio collettivo, le segnature di Dumfries figlie proprio di quello strapotere atletico che i nerazzurri, troppo schiacciati nella prima frazione, capiscono di dover sfruttare nella ripresa, complice fors’anche l’uscita di Jules Koundé.

Basta un corner per fare male ad una squadra più entusiasta, più tecnica, così simile ai migliori Barcellona di Guardiola, ma anche svagata, per età e per impronta tattica del suo allenatore. Insomma, un’impresa al ritorno è possibile, pensando anche e soprattutto a quella punta di piede che nega il 4-3 di Mkhitaryan. Servirà maggiore aggressione, e sopratutto non perdere altri leader per strada.

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