Tour, ogni tappa è uno spettacolo. Il blitz di Carapaz sa di rivincita

Primo successo di tappa alla Grande Boucle dell’ecuadoriano, escluso dai Giochi anche se campione olimpico

di ANGELO COSTA -
18 luglio 2024
Tour, ogni tappa è uno spettacolo. Il blitz di Carapaz sa di rivincita

Tour, ogni tappa è uno spettacolo. Il blitz di Carapaz sa di rivincita

L’hanno lasciato a casa dai Giochi, nonostante fosse il campione olimpico uscente. E lui ha fatto sapere di non aver gradito: prima con le parole (lettere a dirigenti sportivi e politici), poi con i fatti. Al Tour, Richard Carapaz si era già preso la maglia gialla, come mai era riuscito a un atleta del suo Paese: è successo a Torino ed è durata poco, un giorno appena, il tempo di sfidare il Galibier. Adesso si è preso la tappa per completare la sua collezione di successi in tutti i grandi giri.

Nel giorno in cui la nobiltà della corsa lascia spazio a chi è stato bocciato in classifica, Carapaz firma un ordine d’arrivo di alto rango: primo lui, già nell’albo d’oro del Giro, alle sue spalle il gemello britannico Simon Yates, che in bacheca ha una Vuelta, e allo spagnolo Mas, tre volte secondo nella gara di casa. Vero che tutti e tre si erano presentati al via da Firenze con ben altre idee, ma che siano lì a litigarsi un successo di giornata la dice lunga sul livello della corsa.

Complimenti a Carapaz, che uscito di classifica ha fatto di tutto per prendersi una tappa, provandoci e riprovandoci: chi la dura la vince, appunto. Complimenti anche alla sua federazione, che l’ha clamorosamente lasciato a casa dai Giochi preferendogli Narvaez, maglia rosa iniziale del Giro prima che la indossasse solo Pogacar. A Carapaz resta la soddisfazione di aver conquistato una tappa vera, seppur di mezza montagna: all’attacco con lui, che risolve la questione raggiungendo e staccando Simon Yates sulla salita più dura a 15 chilometri dall’arrivo, c’è una folta pattuglia di vincitori di giri e classiche, come Geraint Thomas, Van Aert, Matthews, Stuyven, Mohoric e Bardet, per citare i più noti. E per dare l’idea della qualità.

Mentre i grandi delusi vivono una giornata da primattori, il Gotha del Tour resta a guardare. O quasi: appena la strada si fa cattiva, laddove è decollato Carapaz decolla anche Pogacar, conscio che la sua esplosività non ce l’ha nessuno e la discesa è sua alleata. E’ una provocazione che ha vita breve, così come lo scattino sul traguardo che ruba un paio di secondi a Vingegaard: sarà anche il modo di correre dello sloveno, ma a volte bisogna esser bravi anche a contenersi. Più succoso l’allungo di Evenepoel nei 4 chilometri conclusivi, che gli valgono una decina di secondi: fin qui lucido e solido, il belga si sta portando avanti con i lavori, perché dei tre che guidano il Tour è quello che sulle pendenze alpine rischia di più. Anche se, da come Vingegaard deve rincorrere ogni volta che Pogacar apre il gas, l’idea che la classifica possa ancora ribaltarsi sembra utopia.

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