Tour, le pagelle della terza tappa: 10 a Philipsen, 2 a chi butta le puntine sull’asfalto

Philipsen e Van der Poel da urlo, con Mozzato c'è un po' d'Italia

di ANGELO COSTA
3 luglio 2023
La volata della terza tappa del Tour del France 2023

La volata della terza tappa del Tour del France 2023

Una bella volata generale ha concluso la terza tappa del Tour de France, svoltasi ancora in terra basca ma con arrivo dal lato francese, a Bayonne, e a vincere è stato Jasper Philipsen. Ma vediamo le pagelle della giornata odierna.

10 a JASPER PHILIPSEN. Primo sprint e Jasper Disaster, come lo chiamano i compagni per la tendenza a distrarsi combinandone di tutti i colori, si fa trovare puntuale. Vince una volata pazzesca, iniziata già a quindici chilometri dal traguardo, quando la velocità si impenna a livelli supersonici, vince una volata di altissimo livello: nei primi dieci c’è il Gotha della velocità. 9 a MATHIEU VAN DER POEL. Rinunciatario il giorno precedente, quando si è lasciato sfilare prima dell’ultima salita, il fenomenale olandese si riscatta subito costruendo il successo del compagno Philipsen: lo porta davanti, lo pilota nell’ultimo chilometro e gli apparecchia la tavola nei cinquecento metri finali, come quei calciatori che al loro bomber servono un pallone solo da mettere in porta. 8 a PHIL BAUHAUS. E’ al posto giusto nel momento giusto, grazie all’oscuro lavoro della squadra che compare davanti soltanto quando è l’ora delle decisioni. Ci mette potenza e tempismo, ma contro un Philipsen (e un Van der Poel) di questo livello di più non può fare. 7 a CALEB EWAN. E’ di quelli che trova lo spunto giusto, ma non abbastanza per mettere in difficoltà chi lo precede. Buon segnale per il tasmaniano tascabile, che in questo Tour ha tutto per lasciare il segno: a cominciare dalle occasioni, perché di volate davanti ne ha altre sette. 6 a LUCA MOZZATO. Dopo Ciccone e Bettiol a San Sebastian, ecco un altro italiano della sparuta squadriglia tricolore che prova ad alzare la testa: in una volata d’alto rango come questa, chiude al dodicesimo posto, un messaggio incoraggiante per un ragazzo di 25 anni che fin dal suo primo Tour ha fatto corsi accelerati sull’arte di arrangiarsi. 5 a WOUT VAN AERT. Finisce quinto, forse un po’ chiuso da Philipsen che stringe l’ultima semicurva. Ma a perdere comincia già alla fine della seconda tappa, arrabbiandosi con la squadra e con Vingegaard per il mancato aiuto nel finale, costatogli la vittoria: vero che un campione come lui vorrebbe far centro ogni volta che può, ma forse gli andrebbe spiegato che la Jumbo è al Tour per centrare il bersaglio più importante e non per assecondare le sue voglie. 2 al CRETINO BASCO. Immancabile, si presenta sulle strade del Tour e lascia il segno: getta sull’asfalto alcune puntine da disegno, così, per vedere l’effetto che fa. L’effetto è che in tanti forano e pure si arrabbiano, perché in questo modo si rischia di cadere e farsi male. Come ricorda il francese Calmejane, che mostra sui social le cinque forature sulla gomma posteriore e commenta: ‘Siete dei cretini’. Come dargli torto?

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