F1, pioggia e poca visibilità. Tombazis: "Cercheremo una soluzione a ruote più coperte"

Il direttore tecnico della Formula 1 torna sul tema della scarsa visibilità in pista quando piove: "Potrebbero esserci vari impatti sull'aerodinamica delle monoposto"

di GABRIELE SINI -
30 settembre 2023
La Formula 1 corre sul bagnato a Spa (Ansa)

La Formula 1 corre sul bagnato a Spa (Ansa)

Roma, 30 settembre 2023 - La Formula 1, quando piove, non corre più. Può essere estremizzato in questo modo il contesto nel quale le moderne monoposto del Circus si ritrovano quando eventi meteorologici avversi si abbattono sui circuiti nel fine settimana di gara. Bandiere rosse, partenze posticipate, giri su giri dietro alla Safety Car per comprendere le condizioni della pista ma, soprattutto, quelle di visibilità: questo è il leitmotiv che la Formula 1 si porta dietro negli ultimi anni, nei quali la fama della massima espressione del motorsport mondiale sembra essersi compromessa in circostanze meteorologiche complicate. A cercare una soluzione al problema deve essere, per forza di cose, la FIA e i vari responsabili tecnici del Circus, capitanati dal direttore delle operazioni Nikolas Tombazis. L'ingegnere greco è tornato a parlare di questo tema negli scorsi giorni, a caccia di una soluzione che possa risolvere finalmente questo problema che attanaglia i Gran Premi dal meteo più "pazzerello".

Il problema delle ruote scoperte

Le monoposto di Formula 1 hanno necessità di avere un grip estremo, per poter scatenare in pista e mettere a terra, sull'asfalto, l'immensa potenza dei mille cavalli prodotti dal propulsore ibrido di nuova generazione. Per questo motivo, gli pneumatici da pioggia, i cosiddetti "full wet", hanno una capacità altissima di "sparare" via l'acqua per garantire proprio questo grip necessario. Si stima che, alla velocità di 300 km/h, ogni pneumatico da pioggia possa scaricare oltre 80 litri di acqua al secondo da terra: un risultato straordinario, che però ha anche delle ripercussioni negative. Quest'acqua, infatti, viene sollevata dall'asfalto e spruzzata via, generando così una "nuvola" che si riversa alle spalle della monoposto, e che va dunque ad investire le auto che seguono. Se a ciò si aggiunge la quantità di acqua che viene sollevata dall'aerodinamica del fondo e da quella del diffusore, si ottiene una nuvola che rende la visibilità quasi nulla in condizioni di bagnato e pioggia estrema. Nikolas Tombazis ha analizzato proprio questi fattori nella prima parte dell'intervista da lui rilasciata: "Il problema è difficile da affrontare per diversi motivi. Il primo è l’acqua che viene estratta dalle gomme e sparata verso l’alto. Il secondo deriva dall’accumulo di acqua tra ruota e asfalto nella zona dello tyre squirt (ovvero la superficie di contatto tra gomma e asfalto, ndr), che viene risucchiata nel diffusore. Il terzo effetto è dato dall’acqua che ristagna nelle fessure del terreno e, sotto la pressione del diffusore, viene aspirata ed espulsa. Riteniamo che gli spruzzi provenienti dalle ruote corrispondano a circa il 40% del totale: se riuscissimo a limitare questo fenomeno, è chiaro che i piloti non avrebbero una visibilità completa, ma ci sarebbe un notevole miglioramento per loro". L'unico modo per ridurre drasticamente l'acqua sollevata dalle monoposto sarebbe quello di ricorrere a delle coperture per gli pneumatici, come confermato dallo stesso ingegnere greco: "Ricorreremo alla copertura completa della ruota, andando anche oltre quanto sarebbe necessario, per capire qual è la soglia in cui si forma lo spruzzo. Successivamente decideremo quale strada intraprendere".

L'ostacolo dei test in pista

La Formula 1 è spesso campo di test per soluzioni tecniche che, successivamente, vengono apportate in maniera a volte simile sulle auto di serie, per garantire alcuni livelli di sicurezza o performance anche sulle strade di tutti i giorni. In questo specifico caso, però, è lo stesso Circus che si dovrebbe rifare ad alcuni dei concetti utilizzati sulle auto stradali. Il problema, secondo Tombazis, sono gli stessi limiti imposti dalla FIA in materia di test in pista. Questi sono molto limitati e non permettono agli stessi tecnici di poter cercare con sufficienza calma e con molti dati alla mano delle soluzioni adatte: "Abbiamo effettuato alcune simulazioni e ci sono strumenti che vengono spesso utilizzati nel settore automobilistico di produzione, come il controllo della visibilità degli specchietti retrovisori, ma questi strumenti devono essere ben calibrati per avere una buona correlazione. Le case automobilistiche effettuano tarature molto approfondite e, poiché non hanno restrizioni sui test e non hanno a che fare con una FIA che impone vincoli, possono agire liberamente. Noi non abbiamo la possibilità di effettuare test frequenti, quindi con attività limitate non è facile trovare le giuste tarature".

Le perplessità dei team

In Formula 1 ciò che conta è la sicurezza da un lato, e la prestazione dall'altro. In questo caso, potrebbe essere necessario cercare dei compromessi, che forse andranno ad inficiare le stesse performance delle monoposto. Nel caso in cui si provvedesse a coprire gli pneumatici, le conseguenze aerodinamiche sarebbero "disastrose", in ottica ingegneristica e aerodinamica. Nikolas Tombazis, però, ipotizza anche la possibilità di costruire delle appendici che si possono montare e smontare a seconda delle circostanze, in modo da non pregiudicare eccessivamente e in maniera drastica l'aerodinamica delle varie vetture: "Il deterioramento del carico aerodinamico, nel caso di ruote più coperte, può variare notevolmente. In alcune configurazioni che abbiamo provato era quasi nulla, mentre in altre soluzioni più estreme che abbiamo testato in galleria del vento abbiamo notato una perdita fino a 80 punti di carico aerodinamico, che possono valere due o tre secondi in termini di tempo sul giro. Nel test di Silverstone, la soluzione provata aveva il minor impatto aerodinamico possibile, ma sinceramente non ci interessa molto la soglia di prestazione, anche se le squadre sicuramente la tengono d’occhio. Ci vorrebbe un lavoro importante delle squadre. Idealmente vorremmo intervenire con una soluzione che si mette e si rimuove solo quando c’è un bagnato monsonico, magari una o due volte all’anno, per cui preferiamo che non si debba mettere mano alle macchine. Altre idee possono essere eventualmente sviluppate sul regolamento 2026". Nei prossimi mesi, specialmente durante la pausa invernale che proietterà i team verso la stagione 2024, la FIA provvederà per cercare una soluzione a questo problema che la Formula 1 si trascina dietro da ormai tanti anni. Tra le poche certezze, ce n'è una in particolare: le varie squadre dovranno adattarsi per garantire uno standard di sicurezza superiore a quello attuale, che potrebbe però sfociare in performance meno brillanti rispetto a quelle odierne. Leggi anche: Red Bull, Newey: "Dispiace non aver mai lavorato alla Ferrari"  

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