Andrea Kimi Antonelli diventa maggiorenne, la madre: “La Formula 1? Lui è un bravo ragazzo, a noi interessa quello"

Il pilota bolognese compirà 18 anni domenica e già c’è chi sogna per lui un futuro radioso fra i grandi

di ALESSANDRO GALLO -
22 agosto 2024
Andrea Kimi Antonelli compirà 18 anni domenica

Andrea Kimi Antonelli compirà 18 anni domenica

Bologna, 22 agosto 2024 – Domenica sarà un giorno speciale per Andrea Kimi Antonelli: compirà 18 anni. La maggiore età è un appuntamento speciale per tutti. A maggior ragione per chi corre in auto e, davanti, ha una brillante carriera in Formula Uno. Kimi, che studia al Salvemini, ha modi gentili e garbati e la faccia da bravo ragazzo. Ma il pupillo di Toto Wolff, direttore Mercedes, lo è proprio, un bravo ragazzo. Per la gioia di papà Marco, 60 anni, proprietario e team manager, mamma Veronica, 51, che lavora nel team. E della sorellina Maggie, 9 anni, prossima alla quarta elementare e appassionata di ginnastica ritmica. Mamma Veronica parla del suo Andrea Kimi, che lei chiama affettuosamente Andy.

Veronica, mai pensato che Andrea Kimi potesse diventare un asso della velocità?

"Assolutamente no. Quando era bambino avremmo preferito un altro sport. Poi, vedendo la passione per le auto, Marco decise di fargli provare un kart. Da lì è iniziato tutto".

Quando avete capito che la passione avrebbe potuto trasformarsi in una professione?

"Marco è convinto che sia cominciato quando aveva 10 anni. Guidò una Lamborghini da corsa in braccio a lui nella pista di Adria".

Cosa cambierà dopo i 18 anni?

"L’aumento delle responsabilità. Come per tutti. Per noi la consapevolezza che stia diventando un uomo".

Essere madre è forse il mestiere più difficile al mondo. Esserlo di un campione?

"Lo vedo sempre e solo come un figlio. Da aiutare quando ha bisogno, anche se questo capita sempre meno. E da sgridare se fa qualcosa che non va".

Le mamme sono protettive. Quando Andrea Kimi corre a 300 all’ora come si sente?

"In linea di massima non posso permettermi di essere troppo ansiosa ed emotiva. Anche se non sempre è così. Diciamo che tendo a non fasciarmi la testa prima di rompermela. Poi se gli avessi trasmesso ansia e insicurezza lo avrei solo penalizzato. Spero di essere una mamma presente, alla quale piace osservare da lontano la crescita dei propri figli. Lascio spazio in modo che inizino a camminare con le loro gambe. Se mi trovo all’interno di un circuito tendenzialmente non le seguo in diretta. Preferisco seguire il live timing, per capire se guadagna o perde rispetto ai suoi avversari".

Com’era da bambino?

"Solare, sorridente, mai capriccioso. Certe volte era come non averlo: si perdeva per ore a giocare con le macchinine. Ne metteva in fila una ventina, faceva pure le telecronache. Tutto da solo. E ovviamente vinceva lui".

Meglio un bel voto o una vittoria in un Gran premio?

"Premessa: molto difficile conciliare la scuola con uno sport professionistico, qualunque esso sia. Ma abbiamo sempre creduto nell’importanza dell’istruzione e dello studio. Andy non ha mai deluso le nostre aspettative. Se per preparare bene una gara non riusciva a essere pronto per una verifica, l’impegno era quello di recuperare il tutto al più presto".

Quando ha cominciato a guidare?

"Cinque anni e pochi mesi".

I consigli li chiede a mamma o papà?

"Per lo sport, a livello tecnico, solo suo padre. Io posso dare altri suggerimenti.."

Avete mai detto no a una sua richiesta bizzarra?

"Mai fatte richieste strane".

Dà proprio l’idea di essere un bravo ragazzo. Sempre.

"E’ il complimento più bello che possono rivolgere a noi, come genitori. Quando ci dicono che è una bravissima persona, ci sciogliamo".

Difficile seguire un ragazzo che gira il mondo?

"È complicato. Per anni mi sono dedicata a lui e alla sua passione. Così alla fine Maggie è stata un po’ trascurata. Adesso lo segue più il papà. E io mi dedico di più alla sorella per recuperare".

Cosa c’è nel futuro di Andrea Kimi?

"Non siamo abituati a fare previsioni. Magari possiamo sperare. Ma l’importante, qualsiasi cosa accada, è che lui sia contento e soddisfatto della sua vita".

Quando avete capito che fosse un predestinato?

"Aveva un’attitudine. Gli abbiamo insegnato che con il duro lavoro, i sacrifici, la perseveranza, la dedizione e un pizzico di fortuna si possono ottenere certi risultati".

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