Max pigliatutto, ma la Ferrari è sparita Leclerc: "Siamo sfortunati, quanta fatica"
Il monegasco arriva nono, Sainz decimo. L’ex team principal Arrivabene: "Vasseur ha bisogno di tempo, i risultati torneranno"
di Leo Turrini
La tortura del gambero. Rosso. A Silverstone riappare la peggior Ferrari della stagione. Leclerc e Sainz dietro anche la Williams di Albon, nella ennesima domenica targata Verstappen, segnata anche dalla rinascita McLaren.
"Ma io al tuo posto non drammatizzerei, Silverstone è un circuito particolare, altrove la Rossa andrà molto meglio, sono pronto a scommetterci".
Sono parole di Maurizio Arrivabene, capo del reparto corse del Cavallino tra il 2015 e il 2018. Reduce dalla esperienza alla Juve (sulla quale tace), ha seguito in mia compagnia il Gran Premio d’Inghilterra negli studi di Sky. Per la prima volta da quando lasciò Maranello, Arrivabene torna ad esternare su cose di F1.
"Eh, so che questa dittatura Red Bull non piace alla gente – spiega –. Ma l’automobilismo al top è straordinariamente complesso".
Quando finirà questo monopolio Bibitaro?
"Forse prima di quanto si creda. Capisco la delusione di Silverstone, eppure recentemente la concorrenza si era avvicinata".
Anche la Ferrari?
"Guarda, adesso a Maranello ci sono le persone giuste".
Ti piace Vasseur?
"Lo conosco, è un uomo cui non sfuggono le dinamiche dell’ambiente, quando lavorava nelle categorie inferiori ha fatto bene. Solo, ha bisogno di tempo".
Quanto?
"La Ferrari è la Ferrari. Non è semplice da governare. Vasseur non è arrivato da molto. Gli va lasciato tempo per comprendere la realtà ed agire".
E come la mettiamo, caro Iron Mauri, con il crescente nervosismo tra Leclerc e Sainz, che poi in pista arrivano nono e decimo?
"Guarda, è un falso problema".
Prego?
"Beh, lo diceva già il Drake. Per un pilota il compagno di squadra è il primo avversario. Rientrano nella normalità delle cose, i piccoli screzi. È compito di un team principal entrare nella psicologia dei drivers, esserne capo ma anche mentore, io lo facevo con due grandi come Vettel e Raikkonen, tra loro diversissimi".
Maurizio, ti manca la Ferrari?
"La Ferrari è una cosa che ti resta dentro per sempre".
Ci torneresti?
"Umanamente vorrei realizzare un sogno incompiuto. Da team principal ci sono arrivato vicino, eravamo lì, non mancava poi molto! E lottavamo contro un colosso come la Mercedes. Poi la vita ha le sue stagioni, toccherà ai ragazzi che sono adesso a Maranello completare quel sogno e io sarò il primo ad applaudirli".
Senti, nei tuoi quattro anni arrivarono quindici vittorie. Nei quattro anni del tuo successore Binotto i successi sono stati sette, meno della metà. Vuoi dire qualcosa?
"Io non commento mai il lavoro degli altri".
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