SEGUE DALLA PRIMA. La lingua lunga dei campioni

I campioni e le campionesse sono i veri artefici dello spettacolo, ma i vertici dello sport internazionale non li ascoltano. Solo la bacheca piena di trofei rende liberi? Una riflessione sulla libertà di espressione dei campioni.

di LEO TURRINI -
5 gennaio 2024

Esempi. Alberto Tomba smise prima del necessario, non ancora trentaduenne, perché non sopportava più le ipocrisie che governavano lo sci alpino internazionale. Andre Agassi proclamava senza finzioni il suo fastidio per le ossessioni generate dal tennis. E addirittura Diego Armando Maradona paragonava apertamente i vertici del calcio planetario ad una sorta di cupola mafiosa.

Semmai la domanda che oziosamente ci si dovrebbe porre è un’altra: il Verstappen di turno parlerebbe con tanta disinvoltura se non avesse vinto tanto (risposta: lui sì, lo faceva anche prima di trasformarsi in un mito e infatti rischiava di passare per un mitomane)? Cioè: solo la bacheca piena di trofei rende liberi? E non farebbero meglio, i padroni dello show business, ad ascoltare i veri artefici dello spettacolo, cioè i campioni e le campionesse??

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