Errani e Paolini: “Abbiamo vinto le Olimpiadi perché siamo amiche”

Le due campionesse olimpiche si raccontano dopo l’oro di Parigi: “Sara mi ha contagiato”, dice Jasmine. “E lei mi ha fatto realizzare il mio sogno”, replica Sara, che ha centrato il Golden Slam

di DORIANO RABOTTI INVIATO A PARIGI
4 agosto 2024
Sara Errani e Jasmine Paolini con la medaglia d'oro

Sara Errani e Jasmine Paolini con la medaglia d'oro

Sembrano davvero due gemelle separate alla nascita e poi divise a loro insaputa, ma per fortuna si sono ritrovate. Sara Errani è la più ‘matura’ vincitrice di un Career Golden Slam, ovvero i quattro tornei dello Slam più l'oro olimpico. Lo ha fatto nel doppio e ha strappato il record a Nole Djokovic che lo aveva stabilito un paio d’ore prima di lei.

Eppure dietro questo oro luccica il sudore di tutta la fatica fatta, da sola e insieme a Jasmine Paolini: “E’ vero, dopo la finale a Roland Garros del 2012 persa con la Sharapova mi sono anche dovuta ricostruire, dopo un po’, passando da tornei Itf da 25mila dollari nei quali battevo da sotto e tiravo il dritto al volo, tanta era comunque la voglia di restare nel circuito e l’amore per il tennis”. Un amore che fin da quando era bambina era disegnato a cinque cerchi: “Me l’hanno chiesto spesso, io penso che un oro olimpico valga più di uno slam, almeno per me è così perché lo sognavo fin da piccola. Quest’anno con Jasmine abbiamo cercato di migliorare ogni giorno. Siamo amiche, questo nel doppio è importante”, e al suo fianco la Paolini annuisce.

Sulla finale, la spiegazione tattica è ancora di Errani: “All’inizio abbiamo fatto fatica e c’è voluto un po’ a scioglierci, io non riuscivo ad entrare come volevo perché loro riuscivano a rispondere sempre. Il loro gioco ci ha un po’ sorpreso, io pensavo di riuscire a tagliare di più, loro facevano tantissimi lob e questo ci ha un po’ spiazzato. Poi tra il primo e il secondo set mi sono infortunata all’adduttore, ma sono andata dal fisioterapista e mi sono fatta fasciare, al muscolo penseremo poi, mi faceva male anche a camminare ma non me ne fregava niente. Dal secondo abbiamo cercato di sorridere di più, Jasmine gioca meglio quando sorride e ci siamo riuscite a sciogliere”.

Versione confermata da Jasmine: “Ero parecchio tesa, non riuscivo a colpire bene la palla e mi dicevo in continuazione: svegliati. Poi dall’inizio del secondo set le cose sono andate meglio”.

Il resto è gioia futura: “Non abbiamo ancora guardato il telefono, sarà intasato. Ma siamo sicure che anche Jannik ci farà i complimenti. Una dedica? Io la dedico a me stessa perché questa medaglia l’ho voluta fortemente ogni giorno”. 

Nessun premio o regalo particolare all’orizzonte: “Io voglio solo dormire tante sere con questa medaglia e guardarla in continuazione. Durante l’inno ci veniva da sorridere perché tanta era la felicità che non riuscivamo a trattenerci”.

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