Nadia Battocletti: “Io tra le kenyane, è un sogno. Tamberi? Mi dispiace”

Dopo l’argento sui 10.000 metri l’azzurra festeggia: “Da bambina vedevo le africane dominare, oggi sono tra loro”.

di DALL’INVIATO DORIANO RABOTTI
10 agosto 2024

Parigi, 10 agosto 2024 – E’ stata la grande sorpresa capace di infilarsi nel dominio africano. Ma Nadia Battocletti quasi non se l’aspettava: “Mi sembra di vivere un sogno - racconta il giorno dopo l’argento nei 10.000 metri la campionessa trentina -. Da piccolina sognavo di partecipare alle Olimpiadi, poi il sogno più grande era diventato quello di vincere una medaglia e non mi sembra ancora vero. Mi sembrava davvero impossibile addirittura il quarto posto, quindi immaginatevi il secondo di ieri sera”.

Nadia Battocletti
Nadia Battocletti

Perché Nadia sui 5.000 aveva già sfiorato il podio vivendo una serata che poteva essere pesante sul piano psicologico, quando le era stato assegnato il bronzo per la squalifica della Kipyegon e poi le è stato tolto: “È stata una bella altalena, quella della serata delle 5.000, osservando il video e captando un paio di cose immaginavo che ci potesse essere un ricorso, un secondo ricorso, ma appena avevo letto il terzo posto avevo provato 5 minuti di felicità. Quando ho potuto vedere il video mi sono detta che forse non devo essere così felice. Ritrovare le forze non era un problema, non è un giorno che cambia tutto il percorso, anzi è la fatica di tutti i giorni che mi ha dato la spinta per stringere ancora i denti. Forse se avessi preso il bronzo non mi sarei buttata sui 10.000 perché comunque venivo da giorni difficili, con l'infortunio e tutte le terapie. Devo ringraziare il quarto posto per essere riuscita poi a prendere il secondo”.

Oggi c’è Nadia tra le campionesse africane: “A Londra 2012 mi ricordo che ero piccolina ed ero seduta per terra mentre guardavo la tv, vedevo tutta questa scia di africane. Ritrovarmi lì in mezzo fa un certo effetto. Se ho pensato di poter vincere a un certo punto? No, ho pensato semplicemente a dare il meglio di me sapendo che comunque mi stavo lottando per una medaglia o per qualcosa di grande. Però non potendomi girare, non capendo quante persone avevo dietro, l'unico pensiero era spingere fino alla fine”.

E riuscire a scordare il dolore: “Quando entro in gara entro molto sicura e molto concentrata. Il dolore ha occupato una gran parte dei miei pensieri ma ho cercato di tenerlo un po' da parte, bisogna sempre essere molto lucidi perché la caduta, il toccarsi è sempre dietro l'angolo”.

Infine un pensiero per il capitano Tamberi: “L'ho visto sofferente negli scorsi giorni, mi dispiace, ma è il nostro capitano e tifiamo per lui qualunque cosa accada".

Continua a leggere tutte le notizie di sport su