Stefano Mei ci ha preso gusto: "Non finiremo di stupire. Punto a otto medaglie”

Il presidente della Fidal è fiducioso sull’onda dei grandi Europei di Roma: "Tamberi sta bene, Jacobs c’è. E vedrete Fabbri, Battocletti, Iapichino, Crippa".

di STEFANO BENZONI -
21 luglio 2024
Mei ci ha preso gusto:: "Punto a otto medaglie"

Mei ci ha preso gusto:: "Punto a otto medaglie"

Roma, 21 luglio 2024 – Alla sua seconda Olimpiade da presidente dell’atletica italiana dopo Tokio 2021 chiusa con 40 medaglie azzurre e cinque ori nell’atletica, Stefano Mei a cinque giorni dalla cerimonia inaugurale di venerdì 26, fa le carte alla spedizione italiana in vista dei Giochi di Parigi.

Presidente cosa si aspetta dalle gare di Parigi dopo le esaltanti giornate di Tokyo e degli Europei di Roma?

"Mi aspetto che i nostri ragazzi e le nostre ragazze continuino a sorprenderci e ad esaltarci. In tempi non sospetti ho già detto che secondo me potremo tornare a casa con un numero di medaglie compreso fra le sei e le otto, bottino non da poco nello sport più difficile dell’Olimpiade come l’atletica che presenterà a Parigi la bellezza di 211 paesi in gara".

È ottimista o realista?

"Conosco i nostri atleti e sono convinto che ci stupiranno di nuovo potendo anche aumentare il numero dei 10 finalisti di Tokyo e che in Francia potrebbero essere fra i 16 ed i 18. E questo sarebbe il dato principale ed inoppugnabile che testimonia la crescita del movimento dell’atletica leggera italiana".

Fra quelli che hanno fatto molto bene agli Europei chi potrà ripetersi a Parigi?

"Tutti i medagliati degli Europei hanno le carte in regola per ripetersi e avere risultati positivi. E non mi sto riferendo solo ai vari Gianmarco Tamberi nell’alto, o a Lorenzo Simonelli nei 110 ostacoli, ma anche a Mattia Furlani e Larissa Iapichino nel lungo, a Leonardo Fabbri nel lancio del peso, a Nadia Battocletti nei 5000, senza considerare Marcell Jacobs che nei 100 sarà l’osservato speciale. Però non voglio dimenticare nemmeno Yeman Crippa nella maratona, e Massimo Stano nella 20 chilometri".

Presidente Mei, davvero i successi di Jacobs e Tamberi hanno avuto un effetto contagioso sui compagni, oltre al traino che hanno esercitato sui giovani?

"A Tokyo fu proprio così e la situazione non è mutata da allora. Da quell’1 agosto che secondo me è stato il momento più alto nella storia dello sport italiano di tutti i tempi, i ragazzi si sono radunati e vedendo quanto fatto dai loro compagni hanno quadruplicato i loro sforzi perché Marcell e Gimbo sono stati d’esempio ed hanno dato una molla ed una speranza in più. E questo continua tuttora".

Gli Europei sono stati esaltanti, ma nell’anno delle Olimpiadi forse non tutti hanno puntato su Roma.

"Sono stati gli Europei più importanti di tutti i tempi per organizzazione e seguito e con la presenza di numerosi atleti di qualità, come testimoniano le 12 migliori prestazioni mondiali dell’anno e gli 11 nuovi record nazionali stabiliti, senza dimenticare naturalmente le 24 medaglie conquistate con 11 ori. E purtroppo nonostante il successo della manifestazione c’è ancora chi sostiene che sarebbe stato meglio disputarli dopo le Olimpiadi: le persone che dicono questo o non capiscono o sono in malafede. Perché Roma sarebbe stata ancora quasi deserta, le presenze di atleti limitate e tanti sarebbero arrivati stanchi".

A Parigi mancheranno atleti ed atlete da Russia e Bielorussia...

"C’è poco da dire, è stata una decisione presa dal Cio. Dispiace sempre per lo spirito olimpico e l’olimpismo quando mancano alcuni paesi, ma dispiace soprattutto per l’assenza di atleti che spesso non hanno colpe per ciò che sta succedendo".

La vigilia delle gare la viveva meglio da atleta, da dirigente o da presidente?

"Nettamente da atleta perché eri padrone della tua ansia e delle tue paure ed ogni ora che passava era una scarica di adrenalina in più. Da presidente invece c’è ansia e te la fai sotto perché, io che amo e che difenderò sempre i miei ragazzi ed i miei tecnici, vorrei parlare con loro, consigliarli, ma poi capisci di essere di troppo e allora resti lontano e soffri in tribuna. Ma soffri veramente".

Come sta Tamberi?

"Gianmarco sta meglio. Ha avuto un piccolo problema che gli ha procurato l’ansia di non gareggiare prima. Io gli ho detto di stare tranquillo e di non gareggiare se questo poteva procurargli preoccupazioni. Gli ho consigliato di andare, di sparare tutte le munizioni che ha e di avere fiducia. Noi ci fidiamo ciecamente di lui come di tutti i nostri atleti e darà il 101 per cento come sempre".

Presidente, ci racconta qualche aneddoto dei nostri azzurri?

"Lo farei volentieri, ma non c’è proprio nulla da dire e sapete perché? Perché sono una famiglia unita e compatta senza primedonne, senza alcuna rivalità, sempre contenti, educati e sorridenti. Non potrei chiede di più da ognuno di loro".

Che cosa pensa della gara di addio di Schwazer?

"Dall’8 luglio poteva farlo. Per la sua vicenda ha pagato un prezzo molto salato".

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