Da Pogacar alla Thompson-Herah, tante stelle fuori dai Giochi

I grandi assenti alle Olimpiadi oltre a Sinner: per infortuni, scelta o mancata convocazione, una lunga serie di campioni guarderà Parigi 2024 in tv

di LORENZO LONGHI
25 luglio 2024
Tadej Pogacar, 25 anni, recente trionfatore al Tour dopo aver vinto il Giro d'Italia

Tadej Pogacar, 25 anni, recente trionfatore al Tour dopo aver vinto il Giro d'Italia

Parigi, 25 luglio – C’è chi dice no, e ci sono ai quali viene detto di no: sia come sia, quella delle Olimpiadi, l’evento più iconico dello sport internazionale, è anche una storia di assenze. Più o meno prevedibili, per i motivi più svariati e non sempre seri, ma tant’è: la ribalta è per chi c’è, ma chi manca fa rumore, e la defezione da Parigi 2024 di Jannik Sinner, debilitato dalla tonsillite, è solo l’ultimo dei casi, certo tra i più rilevanti, perché il tennis ai Giochi perde così non un possibile protagonista, ma proprio il numero 1 del mondo.

Del resto, anche un altro numero 1 ha detto no, e a Parigi non ci sarà Tadej Pogacar, uno che ha appena ottenuto la doppietta Giro-Tour e, da solo, avrebbe aumentato notevolmente la caratura del ciclismo olimpico di questa edizione. Lo sloveno ha parlato genericamente di “stanchezza” (e sarebbe pure comprensibile, se non fosse Pogacar), ma ha anche ammesso che uno dei motivi che hanno inciso sulla sua scelta è stata la mancata convocazione ai Giochi della fidanzata Urška Žigart, campionessa nazionale su strada e a cronometro, non chiamata per le prove olimpiche dal ct della bici slovena Gorazd Penko.

Nei casi di Sinner e Pogacar, è un po’ il proverbiale adagio di coloro che hanno il pane ma non i denti, ma c’è anche chi i denti li ha, ma il pane, la baguette olimpica diciamo, no.

Negli Stati Uniti, per esempio, hanno fatto rumore le mancate convocazioni della fenomenale Caitlin Clark nella squadra di pallacanestro femminile e Alex Morgan in quella del calcio, con la differenza che Morgan ha 35 anni, mentre Clark ne ha 22 e viene da un’annata nella quale tutto il mondo ha parlato di lei, e ciò significa che la sua presenza sarebbe stata anche una calamita mediatica non indifferente. Pazienza, non sarà così, ma è un peccato e, dopo tutto, qui si parla di scelte, di ct che devono decidere, di libero arbitrio.

Poi ci sono gli infortuni, e qui l’affare si complica, perché chi è fuori per questioni fisiche (ricordate Tamberi a Rio?) ci sta davvero malissimo. Sempre tra gli statunitensi, nel mezzofondo dell’atletica, non ci sarà Athing Mu che vinse la medaglia d’oro negli 800 a Tokyo (e l’oro nella 4×400), e un infortunio ai Trials ha invece interrotto la via di Parigi a Shilese Jones, una delle ginnaste Usa più interessanti del momento.

Pesantissimo è stato il ko di Elaine Thompson-Herah, velocista giamaicana già vincitrice della medaglia d’oro nei 100 e nei 200 metri sia a Rio de Janeiro 2016 sia a Tokyo 2020, che non potrà andare a caccia del mito Bold dopo essersi infortunata al tendine d’Achille in una gara di inizio giugno a New York. Fuori causa per un problema al tendine del ginocchio, che gli ha fatto saltare i Trials e dunque pure Parigi, anche Matthew Centrowitz, campione olimpico dei 1500 metri del 2016, primo americano a vincere nella specialità dal 1908. Per lui, che ha 34 anni, è giunto anche l’annuncio del ritiro. Un infortunio ha chiuso l’avventura ai campionati asiatici, e dunque la possibilità di qualificarsi per Parigi, alla ginnasta uzbeka Oksana Chusovitina, 48 anni, che aveva già partecipato a otto Olimpiadi, ma non riuscirà a essere presente alla nona.

Negli Usa a tagliare tante ambizioni sono stati i Trials. Nel nuoto femminile non difenderà la sua medaglia d’oro nei 100 stile Emma McKeon: la regina delle ultime Olimpiadi sulla distanza non sarà tra i partenti della specialità, non avendo, e sarà fuori dai 100 rana Lydia Jacoby, la detentrice dell’oro olimpico di Tokyo, quando vinse ad appena 16 anni. Va un po’ meglio a Caeleb Dressel, oro olimpico in carica nei 100 stile maschile, non qualificatosi ai trial nella specialità, anche se a Parigi potrà comunque difendere le medaglie ottenute nei 100 farfalla e nei 50 stile, oltre ad avere un posto nella 4×100.

Di Giorgio Minisini e Bill May, i due ragazzi che hanno rivoluzionato la storia del nuoto artistico, sono vittime di scelte tecniche legate a un programma olimpico che prevede il duo e l’evento a squadre, ma non il singolo né il doppio misto. Nel calcio maschile con la Francia non c’è Khephren Thuram, che ha appena cambiato squadra (è passato dal Nizza alla Juventus) e paga lo scarso appeal del calcio olimpico.

Chiusura dedicata alla situazione più complessa degli atleti russi e bielorussi. L’assenza di coloro che non hanno chiesto al Cio di essere ammessi come neutrali e che avrebbero dovuto rispettare due requisiti (non essere affiliati all’esercito o ai servizi segreti e non aver mai mostrato pubblicamente supporto all’invasione dell’Ucraina) farà sì che venti detentori russi del titolo olimpico di Tokyo in diverse specialità (quando parteciparono sotto le insegne del Roc, il comitato olimpico russo, e non con le bandiere nazionali, a causa dei postumi del caso doping) non difenderanno i titoli. Tra questi il nuotatore Evgeny Rylov, medaglia d’oro nei 100 dorso (con l’allora record europeo di 51”98) e 200 dorso (col record olimpico di 1’53”27) a Tokyo, e la squadra russa di nuoto artistico femminile che vinse l’oro a squadre sia a Rio che a Tokyo.

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