Pellielo sull’ottovolante. Il tiratore dei record all’assalto per l’oro : "La passione è tutto»

L’atleta di Vercelli esordì ai Giochi a Barcellona 1992 e non vuole smettere . Tre argenti e un bronzo a cinque cerchi, manca ancora il successo. Leggenda del trap dopo i successi nel ballo: un atleta che non conosce limiti.

di PAOLO GRILLI -
24 luglio 2024
Il tiratore dei record   all’assalto per l’oro : "La passione è tutto"

L’atleta di Vercelli esordì ai Giochi a Barcellona 1992 e non vuole smettere . Tre argenti e un bronzo a cinque cerchi, manca ancora il successo. Leggenda del trap dopo i successi nel ballo: un atleta che non conosce limiti.

L’Olimpiade è un’occasione unica nella vita di un atleta. Non ditelo però a Giovanni Pellielo, che a Parigi entra nella sua ottava avventura a cinque cerchi.

Basta questo perché ’Johnny’, 54enne vercellese, abbia accesso a un club ristrettissimo di azzurri che hanno fatto la storia, e che pure rappresentano ver leggende del nostro sport. Il tiratore eguaglia infatti due miti come i fratelli Raimondo e Piero D’Inzeo, eroi della nostra equitazione, e Josefa Idem, anch’ella con otto Giochi nel curriculum di carriera, sei come italiana e due, i primi, gareggiando per la Germania Ovest.

All’infinita collezione di medaglie a livello internazionale, però, manca allo specialista eterno del trap l’oro olimpico. Per tre volte ha conquistato l’argento – ad Atene, Pechino e Rio – a Sydney aveva anche preso il bronzo. L’esordio avvenne a Barcellona 1992, ai Giochi di Tokyo 2020, invece, non partecipò per rinuncia, preferendo, in piena pandemia, tutelare la salute della madre Santina – punto di riferimento che ha saputo indirizzarlo e crescerlo in questo sport – che poi è venuta a mancare a 85 anni nel 2023. "Mi ha sempre seguito allo stesso modo, con la stessa attenzione, che vincessi o meno", ha ribadito più volte l’azzurro.

Talento polivalente, mente sempre pronta a scoprire, Pellielo. Che ha scoperto lo sport solo dopo i quindici anni, e che prima dei venti era già un talento riconosciuto del ballo liscio. La sua giornata – segreto non troppo nascosto di chi sa garantirsi carriere agonistiche infinite – inizia molto presto e prevede sedute infinite di tiro. "Credo che a sostenere questo impegno sia la passione per quello che si sta facendo", precisa Johnny. E, contrariamente a quello che si può pensare, non è la dipendenza da un risultato a protrarre la sua permanenza sulla scena. Piuttosto, la continua ricerca e scoperta di sé, il fascino di esplorare nuovi limiti, il gusto di coltivare il potere dell’attenzione, che nel tiro a volo è praticamente tutto. Sempre con una consapevolezza, però: quella che non tutto è controllabile e gestibile mentre ci sono logiche a noi superiori che lavorano sempre.

Pellielo, che nelle sue mille vite ha fatto anche studi teologici, ha pure un master ad honorem come mental coach. La sua fragorosa attività di tiratore, per il gioco degli opposti, ha a che fare sia con l’istinto che con la più profonda riflessione, attraversando i confini della filosofia oltre che della psicologia.

Da lui, a Parigi, ci si può aspettare tranquillamente un’impresa.

Ai Giochi ci saranno anche Nino Salukvadze, 55enne tiratrice georgiana pronta ad affrontare la sua decima Olimpiade, e quindi pronta a eguagliare il record di Ian Millar, cavaliere canadese capace di collezionare dieci partecipazioni da Monaco 1972 a Londra 2012. Un motivo in più, per Giovanni, per dirsi che non c’è alcuna ragione per porsi limiti mettendosi paletti anagrafici.

Conta solo il fuoco interiore, il piacere di dare tutto sapendo che sarà solo una parte di un disegno molto più ampio. Ogni colpo è diverso dalle migliaia che l’hanno preceduto, l’eco non si spegne mai, quelli che mandano le medaglie sono riflessi di un mondo che va esplorato, vissuto fino in fondo. E il fucile, più che un’arma, è lo strumento per capire dove può arrivare l’anima.

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