Prima atleta trans alle Paralimpiadi: "Odio social? Certo, me lo aspetto. Ma la mia risposta sarà solo in pista"
Valentina Petrillo, 50 anni, napoletana che vive a Bologna, correrà nei 200 e nei 400 metri a Parigi. "Ho fatto una scelta di vita e ora sono una donna. Ma il mio caso è diverso da quello di Imane Khelif"
Bologna, 19 agosto 2024 – “Non ho fatto una rinuncia, ma una scelta". Valentina Petrillo, 50 anni, tra meno di dieci giorni volerà a Parigi. Per la prima volta alle Paralimpiadi, nei 200 e 400, distanze sulle quali, un anno fa, nella capitale francese, vinse due medaglie di bronzo ai Mondiali. Prima volta ai Giochi per Valentina. Il 2 settembre avrà le batterie dei 400, il 6 quelle dei 200. Il 3 e il 7 le eventuali finali. Prima volta di un’atleta transgender alle Paralimpiadi. Valentina è serena, tranquilla. Anche se ha messo in preventivo polemiche, accuse, haters.
Valentina, partiamo dall’inizio.
"Sono nata a Napoli il 2 ottobre 1973. Sono affetta dalla Sindrome di Stargardt e sono ipovedente. Nel 1994 sono arrivata a Bologna".
Prima tappa, istituto Cavazza.
"Esatto. Scuola per specializzarsi in informatica".
Il 2 ottobre 1973…
"Nasco come Fabrizio. Nel 2017 faccio coming out. Dal 2023 sono legalmente una donna".
Con un figlio.
"Mi ero sposato con Elena, dalla quale mi sono separata e con la quale sono in ottimi rapporti. È nato Lorenzo, che ha 9 anni. È l’unico autorizzato solo a chiamarmi papi".
Elena e Lorenzo?
"Saranno a Parigi, in tribuna. A fare il tifo per me".
Per Valentina.
"Appunto, la prima atleta transgender".
In rete intanto…
"Alt, prima di tutto una precisazione".
La faccia.
"Non ho nulla da dire né da commentare su Imane Khelif".
La pugile algerina oro a Parigi.
"Sì, non voglio entrare nella questione perché il mio è un caso diverso. Nel 2017 ho affrontato un percorso, dallo scorso anno sono donna".
C’è un film su di lei.
"Un documentario sulla mia vita ‘5 Nano Moli Il sogno olimpico di una donna trans’".
Spieghiamo cosa sono i 5 Nano Moli.
"È la soglia ormonale di testosterone per litro. Bisogna rimanere al di sotto di questa soglia per gareggiare tra le donne".
Lei ha fatto cure per scendere sotto questo limite.
"Sì, è un percorso che dura almeno sei mesi. Poi bisogna mantenerlo".
Valentina, si sente un’eroina?
"Sono una persona normalissima. Spero di essere un punto di riferimento per gli sportivi transgender. Quando ho iniziato il mio percorso non c’erano percorsi tracciati. Ora sì. Vorrei però sottolineare un aspetto".
Quale?
"Non ho fatto questo per correre ai Giochi. Lo sport ha sempre fatto parte della mia vita".
Sport professionistico?
"Magari. Lavoro per un’azienda di informatica. La Tas Group di Casalecchio, che devo ringraziare".
Per andare ai Giochi si è messa in ferie?
"No, da quest’anno esiste un permesso speciale. Non ho dovuto dare fondo al monte ferie come in passato. Fino all’anno scorso, ero in rosso per i giorni di vacanza. Ne avevo utilizzati più di quelli maturati. Ma la mia azienda mi ha sempre aiutato".
Anche nella sua scelta?
"Nel 2018 ho preannunciato la mia decisione. Mi sono rimaste impresse le parole del direttore del personale".
Cosa disse?
"Tu continua a lavorare come hai sempre fatto. E sarai valutata per come lavori, non per le apparenze".
Torniamo al professionismo: si guadagna con l’atletica?
"Ma quando mai. Non ho uno sponsor. Mi pago tutto da sola".
L’oro varrebbe 100mila euro, più o meno.
"Sì, l’argento 55mila e il bronzo 35mila. Ma se dovessi salire sul podio non guadagnerei quello che ho speso. Però sono felice, faccio atletica per passione".
La reazione dei genitori dopo la sua scelta?
"Papà Edoardo ha 82 anni. Uomo di Napoli, tutto d’un pezzo. Ha fatto fatica, ma è stato il primo a chiamarmi Valentina. Mio fratello Francesco ha impiegato più tempo".
E mamma?
"Si chiamava Adriana. È scomparsa nel 2017, prima che iniziassi il mio percorso. Ma aveva intuito tutto".
In Spagna ce l’hanno con lei.
"Questo mi stupisce. La Spagna è un modello di civiltà. Ha una legislazione transgender all’avanguardia. Melani Berges è l’atleta rimasta fuori dai Giochi. L’ho battuta per poco".
Ha messo in preventivo le polemiche?
"Sì, ho un vantaggio, posso replicare in pista. Ma, ripeto, ho scelto. La mia è una storia pubblica. Il mondo va avanti. Non ho soluzioni, ma nel mondo il 9 per cento delle persone non si identifica nel proprio genere".
Dica la verità, suo figlio Lorenzo le ha chiesto la medaglia?
"Subito mi ha chiesto di essere accompagnato a vedere una gara del Napoli. Poi alla fine è saltata fuori l’idea della medaglia".
E lei?
"Ci provo. Ma so già che non sarà facile".