Tebogo, corsa nel mito: chi è l’artefice del primo oro del Botswana ai Giochi

21 anni, di stanza a Brescia ma molto legato al suo Paese, Letslie Tebogo è il nuovo re dei 200 e ha dedicato la vittoria alla madre Elizabeth, scomparsa a maggio. Il presidente botswano ne ha celebrato il trionfo regalando ai cittadini un pomeriggio libero dagli impegni lavorativi

di LORENZO LONGHI -
9 agosto 2024
Letslie Tebogo, campione olimpico dei 200 metri a Parigi 2024

Letslie Tebogo, campione olimpico dei 200 metri a Parigi 2024

Una medaglia d’oro alle Olimpiadi val bene un pomeriggio di festa nazionale. Un “afternoon off”, perché un “risultato formidabile merita che la nazione si fermi eccezionalmente e la celebri in modo unico, appropriato e responsabile”. Eric Keabetswe Masisi, presidente del Botswana, ha deciso così di festeggiare Letslie Tebogo, nuovo campione olimpico dei 200 metri (19”46 il suo tempo), liberando tutti i suoi concittadini da qualsiasi obbligo lavorativo per il pomeriggio di venerdì 9 agosto: tutti a casa, tutti in strada, tutti a festeggiare il primo oro di una nazione che, ai Giochi, in tutta la sua storia non era andata oltre un bronzo (nella 4x400 mista a Tokyo tre anni fa) e un argento (la prima medaglia in assoluto, quella di Nijel Amos negli 800 a Londra 2012).

Ma l’oro di Tebogo, beh, è un’altra cosa. Per il valore della medaglia, per l’epica della prestazione – battuti Bednarek e il re dei 100, Noah Lyles – e per il personaggio in sé, perché Tebogo per il piccolo Botswana è un vero e proprio spot. 21 anni, un volto e un’immagine che non ha nulla a che vedere con l’inclinazione presuntuosa di Lyles, coerente con un soprannome che ne racconta l’attitudine (“School-boy”, ovvero “Scolaretto”), e proprio per questo il potenziale di bucare lo schermo a causa della sua straordinaria normalità, e di una vita non priva di dolori.

Uno lo ha ricordato in diretta mondiale, subito dopo il trionfo di Parigi: la perdita di mamma Elizabeth, morta a maggio a causa di un tumore al seno. C’erano le sue iniziali e la sua data di nascita sulle scarpe di Tebogo sulla pista di Saint-Denis, quelle mostrate a favor di telecamera, perché la madre – colei che lo invitò a scegliere l’atletica al posto del calcio, altro sport nel quale Letslie eccelleva da ragazzino – giovedì sera in Francia, in qualche modo, era con lui. Come sempre, ma diversamente, perché non si smette mai di essere figli, neppure quando i genitori non ci sono più, nemmeno all’apice della gloria, in quello spazio di tempo che separa un atleta dal traguardo al podio.

Tebogo non è un parvenu: a livello iridato ha in bacheca già un argento sui 100 e un bronzo sui 200 (Budapest 2023, con mamma Elizabeth sugli spalti), vanta un 9”91 di personale sui 100 metri (da Under 20, peraltro) e, del resto, tra gli addetti ai lavori, è piuttosto noto anche in Italia, perché dalla primavera del 2023 vive a Brescia e, assieme ad altri velocisti africani della scuderia di Gabriele Rosa, si allena sulla pista di Sanpolino. Il tutto rimanendo legatissimo alla sua terra, alle sue origini. Questione di colori, questione di suoni, come raccontò un anno fa alla Bbc. Cosa c’è nelle cuffie di un velocista pronto al lancio? Trap, hip hop, cos’altro? “La maggior parte delle volte ascolto canzoni tradizionali del Botswana, perché mi ricordano le mie radici. Mi viene più facile rilassarmi in questo modo”.

Radici e ali. Gli ingredienti migliori per entrare nella storia non solo sportiva, ma anche culturale e popolare di un Paese, il suo e regalare, per decreto presidenziale, un meritato afternoon off ai suoi connazionali. Il primo e, chissà, magari nemmeno l’ultimo.

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