Accordo sul caso doping . Sinner squalificato tre mesi: "Processo troppo lungo"
Il tennista numero uno al mondo ha accettato l’offerta per chiudere la vicenda. Salterà quattro tornei. Il campione: "Sono responsabile per il mio staff" .

Il tennista numero uno al mondo ha accettato l’offerta per chiudere la vicenda. Salterà quattro tornei. Il campione: "Sono responsabile per il mio staff" .
Roma, città eterna, è già pronta ad abbracciare il re del tennis. Tre mesi scarsi di stop passeranno in fretta, sono un soffio di vento, così come le ombre che troppo a lungo lui si trascinava senza aver fatto nulla.
Il 4 maggio, quando l’incubo sarà definitivamente concluso, Jannik Sinner dovrebbe essere ancora il numero uno del ranking. E lanciarsi più leggero, dagli Internazionali d’Italia in poi, verso nuovo meraviglie sul campo. È questo il sollievo che si sedimenta nell’animo dei tifosi dopo la notizia inattesa che ha dominato e diviso il mondo dello sport ieri. L’altoatesino dominatore del ranking è stato sospeso in base all’accordo con la Wada che mette fine alla sua vicenda di doping. Niente udienza al Tas di Losanna ad aprile, nessun nuovo round contro l’Agenzia Mondiale Antidoping che – paradosso palese – riconosce la sua mancata "intenzione di imbrogliare", e che "la sua esposizione al Clostebol non ha fornito alcun vantaggio". Per effetto dei quattro giorni già scontati dopo la positività alla sostanza proibita avvenuta per il contatto con la mano lesionata del fisioterapista Giacomo Naldi, lo stop è inferiore ai tre mesi. Jannik dovrà saltare i quattro tornei ’Masters 1000’ di Indian Wells, Miami, Montecarlo e Madrid. È molto difficile che il numero due Zverev, e il tre Alcaraz, riescano a scalzarlo dal trono Atp.
"Questo caso pendeva su di me ormai da quasi un anno e il processo ancora aveva un tempo lungo, con una decisione che forse sarebbe arrivata solo alla fine dell’anno – dice il campione –. Ho sempre accettato di essere responsabile della mia squadra e ritengo che le rigide regole della Wada siano una protezione importante per lo sport che amo". Nelle asciutte dichiarazioni di Jannik c’è un profondo senso di liberazione. Non è immaginabile il peso che ha dovuto sostenere da quasi un anno a questa parte, dopo il doppio riscontro di positività a Indian Wells, per il quale l’International Tennis Integrity Agency aveva già stabilito la non colpevolezza prima del ricorso della Wada.
Il vantaggio del male minore ("un’ingiustizia, ma almeno finisce un incubo, era innocente", dice il presidente federale Angelo Binaghi) ha portato verso l’epilogo più logico. La Wada stessa si è vista legittimata nel proprio ruolo trovando in parte giustificazione all’ostinazione con cui ha voluto affibbiare la colpa a Sinner. L’agreement sancito ieri stride però anche da un punto di vista storico. L’Agenzia Mondiale Antidoping ha già annunciato che dal 2027 le quantità minime di sostanze dopanti saranno tollerate.
Il mondo del tennis però non è tutto per il re messo tra parentesi, ora. Ad attaccare è Wawrinka: "Non credo più nello sport pulito". Scatenato l’ex numero uno russo Eugeny Kafelnikov, che ha accusato la Wada ("è sporca") e ha detto che se fosse ancora in attività si rifiuterebbe di giocare contro Sinner. La Ptpa, l’associazione dei giocatori fondata da Novak Djokovic, diffonde una nota molto dura: "Non importa per chi va il tuo tifo – si legge –. Il sistema non è un sistema, è un club. Quello che dovrebbe essere una discrezione caso per caso è di fatto una copertura per accordi fatti su misura, trattamenti ingiusti e sentenze inconsistenti. Non sono solo le differenti decisioni per i differenti giocatori. È la mancanza di trasparenza. La mancanza di una coerenza".
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