Davis, quarti di nobiltà: anche senza le stelle. Missione compiuta con Arnaldi e Sonego
L’Italia batte la Svezia e vola a Malaga. Matteo in decollo, suo il punto che serviva per il pass: ora aspettiamo Sinner e Berrettini
Matteo Arnaldi batte Leo Borg e, invita tutti ad alzare il volume all’Unipol Arena. Quella maglietta azzurra gli sta proprio bene, in cinque giorni lui ha conquistato il centro del palcoscenico di Bologna, giusto che il punticino che ci mancava per volare alle Finali di Davis l’abbia firmato lui. Missione compiuta dopo i forfait eccellenti (Sinner), le escluisioni con polemica (Fognini), l’esordio da incubo contro il Canada di un’Italtennis che solo cinque giorni fa si era ritrovata sommersa dai dubbi.
Non era certo un match tecnicamente arduo, quello contro il figlio del mito, ma il ligure ha intepretato al meglio il suo ruolo. Il vero “Ice man“ è stato lui. Arriva un 6-4, 6-3 condito in avvio di primo set da un break subito, ma poi Matteo inserisce la marce alte e costruisce il successo su una ritrovata prima di servizio. Che a risollevare la nazionale fino a portarla tra le prime otto al mondo sia stato lui, è la certificazione della qualità che permea il nostro movimento. Matteo Berrettini applaude in panchina, con la caviglia in via di miglioramento. Mancano poco più di due mesi al grande appuntamento a Malaga, c’è ancora la chance di avere il gigante romano per tentare l’assalto all’Insalatiera più ambita. E dovrebbe esserci Jannik Sinner, l’assente non troppo giustificato di Bologna. A patto che dichiari una volta per tutte di tenere davvero all’azzurro come dovrebbe essere richiesto: senza riserve. Ma poi, con un Lorenzo Musetti più in palla rispetto a quello della Unipol Arena, e con l’altro Lorenzo, Sonego, capace di ribaltare tutta la nostra settimana venerdì contro Jarry (ieri Sonny ha anche piegato Ymer dandoci la vitoria contro la Svezia, ininfluente poi la sconfitta in doppio di Bolelli-Musetti) non dobbiamo più dipendere dalle stelle più celebrate.
Capitan Filippo Volandri può esultare, al termine di una settimana in altalena. L’Italia era stata troppo brutta per essere vera al debutto. Ma poi non è stata sbagliata più nessuna scelta. E chissà che, di qui a fine novembre, non si ricomponga anche lo strappo con Fognini per il doppio.
Torniamo tra le prime otto del pianeta, come l’anno scorso. Ricordando anche che pesò parecchio la sfortuna nella nostra uscita in semifinale col Canada. E poi, sappiamo bene che in Davis è (quasi) tutto possibile.
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