Jannik e Alex, Maestri a fuoco lento. I papà in cucina e una casa lontana. Hanno vinto le paure col carattere

Parte l’avventura a Torino di Sinner, il debutto è contro l’australiano De Minaur che da anni vive in Spagna. C’è tanto in comune, dai genitori nella ristorazione ai mental coach per lasciare le ansie fuori dal campo. .

di GABRIELE TASSI
10 novembre 2024
I papà in cucina e una casa lontana. Hanno vinto le paure col carattere

Parte l’avventura a Torino di Sinner, il debutto è contro l’australiano De Minaur che da anni vive in Spagna. C’è tanto in comune, dai genitori nella ristorazione ai mental coach per lasciare le ansie fuori dal campo. .

Due vite ’di frontiera’ e una terra lasciata da bambini nel nome di un sogno. Ma Jannik Sinner e il suo primo avversario alle Atp Finals, Alex De Minaur, hanno molto di più in comune. A partire dai papà ristoratori: Hanspeter, cuoco al rifugio Talschlusshütte, in Val Fiscalina. Anibal, il padre dell’australiano lavorava da Giovanni – neanche farlo a posta – ristorante italiano di George street, a Sydney. Potremmo stare qui ore a parlare di come quel ragazzo uruguaiano conobbe mamma Esther Roman dando vita al piccolo fenomeno esaltato anche da Leyton Hewitt. Ma qui contano le radici, come è nato l’avversario di oggi (alle 20,45 su Rai 2 e su Sky) di Jannik. Un giramondo, partito dall’Australia e arrivato in tenera età ad Alicante, in Spagna, dove gli hanno messo subito in mano una racchetta.

Due anni separano Alex (25) e Sinner (23), che in questa stagione si sono infortunati entrambi all’anca. Mentre l’aussie però ha sempre dato la precedenza alla racchetta, per l’azzurro l’amore tennistico è scattato intorno ai 13 anni. Uno sport uscito prepotente da quei muscoli di bimbo ancora alle prese col pallone e una potenziale carriera da sciatore. A 14 se ne va di casa per inseguire il sogno: nel destino c’è Bordighera e il Piatti Tennis Center, dove il talento inizia a decollare. E oggi, come tantissimi suoi colleghi, vive a Montecarlo. Entrambi alle prese con i ’problemi’ dei giramondo. L’azzurro i primi anni fatica un po’ con l’italiano. De Minaur invece all’inizio ha a che fare con coach Adolfo Gutierrez. Quindi poco inglese e tanto spagnolo, al punto che Alex è fra i pochi a esultare ’naturalmente’ con un Vamos, senza posa, senza moda. E oggi parla pure il francese.

Ma soprattutto i due giocatori che si affrontano oggi in comune hanno la lotta con i demoni interiori. Nei primi anni di carriera De Minaur viene soprannominato ’Demon’ per l’inquietudine con cui approcciava i match. Come tanti atleti ricorre a un mental coach: gli consigliano di cancellare l’ansia mescolando le carte. Così Alex cambiaaspetto per confondere i demoni interiori e per guardarsi allo specchio diverso ogni giorno. Così lo abbiamo visto negli anni una volta con la testa rasata, con il cappellino o anche con i baffi.

E negli ultimi tempi, dopo la bufera Clostebol, anche Jannik di demoni da tenere a bada ne ha avuti tanti. A tal punto che ha più volte dichiarato di aver perso la gioia di giocare. L’azzurro – a detta di tutti i suoi colleghi – è stato un maestro nel tenere a bada la selva di sentimenti che lo divoravano, centrando progressivamente obiettivi sempre più importanti fino al numero 1.

Sul lato prettamente tennistico Sinner (che ieri si è allenato con Ruud) è decisamente la ’bestia nera’ dell’australiano. Demon in 7 precedenti non ha mai battuto il 23enne di Sesto Pusteria, e gli porta piuttosto bene, dato che per quattro volte, dopo averlo sconfitto, è andato a titolo. E la speranze è che da qui a una settimana possa esserci la quinta.

Ma c’è altro azzurro che corre per la gloria. Quello del doppio Bolelli/Vavassori. Debutteranno domani alle 18 contro Bopanna/Ebden in una rivincita della finale di Melbourne.

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