Jannik ridi, sei in finale
Shelton domato, ultimo atto con Zverev "E’ solo una partita" .

Jannik Sinner, 23 anni, intervistato da Jim Courier scherza con il suo angolo dopo aver sconfitto Ben Shelton (nella foto piccola)
"Sarà una giornata speciale, ma alla fine è solo un match di tennis". Lo sport, il lavoro, il confine fra vita e leggenda: i mondi si compenetrano, ma in fondo per Jannik Sinner c’è sempre qualcosa più importante del tennis, anche di una finale Slam. Domani contro Zverev (9,30, in chiaro sul Nove e in abbonamento su Sky e Dazn) si gioca il titolo in Australia in quello che potrebbe essere un clamoroso tris e lui il primo italiano a riuscirci, eppure non dimentica mai da dove viene. Da una famiglia con dei valori, che affiorano inesorabilmente dalla scorza di un giocatore vestito di ghiaccio. Pure quando, pochi istanti dopo aver battuto Shelton (7-6, 6-2, 6-2, e vittoria numero 20 di file festeggiata con una pizza ad hoc) in una semifinale non scontata chiama il suo team "famiglia" e ha la forza di scherzare quando i crampi si fanno sentire. Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno dato tanto. "Ho fatto scelte importanti da quando avevo 13 anni – risponde Jannik a un Courier che chiede cosa sarà il dopo-Cahill nella sua squadra –. Lui e Vagnozzi sono una buona coppia, anche se hanno una grande differenza di età". Al ritiro del super coach italiano non vuole pensare l’azzurro: "Ne parliamo a fine stagione, perché qui è ancora lunga". Ma il 23enne di Sesto Pusteria ha ormai testa e fisico da veterano. Tutto ciò che serve per sconfiggere problemi come il virus che ha rischiato di fargli perdere la partita contro Rune, oppure i crampi alla coscia, trattati ieri dal fisioterapista (e con due bottigliette di succo di cetrioli) nel bel mezzo del set decisivo. Jannik ha chiuso in tre set una partita che poteva diventare maledettamente complicata, facendo trionfare la calma del lago di montagna sui fuochi d’artificio al servizio dell’americano, la virtù del lavorare sodo che sconfigge il genio della sregolatezza armato di un servizio esplosivo. Il 23enne di Sesto Pusteria si dice contento di come ha gestito la situazione: "Vincere il primo set è stato cruciale. Ho cercato di rimanere concentrato e calmo nei momenti più delicati, specialmente nel game in cui ha servito per il set e nel tie break. Lì ho giocato bene, sono stato solido e questo mi ha dato la fiducia per gli altri due set".
Il prossimo ostacolo serve dai praticamente due metri di muscoli di Alexander Zverev. Il tedesco ha raggiunto lo stesso numero di finali Slam di Jannik, ma non ha mai portato a casa di un titolo. E’ affamato ed è riposato, perché il suo avversario di ieri, nientepopodimeno che Novak Djokovic si è ritirato dopo appena una set per un problema alla coscia. "Troppo dolore" rispetto a una partita che sarebbe potuta diventare una maratona.
Lì succede che la sfida diventa una piccola telenovela, il pubblico che se la prende un po’ con il campione serbo per lo spettacolo interrotto troppo presto. Sasha poi lo difende, e Nole svela il suo ’endorsement’ nei confronti del tedesco: "Gli auguro il meglio, si merita il suo primo Slam".
All’azzurro non importa: "So che sono amici". Piuttosto è concentrato sulla finale contro un giocatore che gli ha strappato quattro dei precedenti diretti (a dire il vero piuttosto datati). L’Italia è pronta a incollarsi al televisore come fa da un anno a questa parte: "Ci saranno pressione e molte aspettative, sarà una giornata speciale, ma alla fine è solo un match di tennis – aggiunge l’altoatesino –. Spero di fare le cose per bene, altrimenti la finale sarà comunque un buon risultato. Con Sasha sarà una sfida mentale, ci conosciamo bene e sarà difficile per entrambi". Un giorno di riposo poi parte la caccia al terzo Slam made in Sinner: "La domenica nei tornei è sempre un giorno speciale e non importa quale sia il livello del torneo, quando arrivi alla domenica finale è sempre una bella sensazione".
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