Quei big a terra, com’è dura restare al top

Alcaraz infortunato rinuncia a Roma, Sinner prova a recuperare, anche Medvedev ko: Djokovic ’resiste’, ma riduce gli impegni

di PAOLO GRILLI -
4 maggio 2024
Quei big a terra, com’è dura restare al top

Quei big a terra, com’è dura restare al top

E’ ancora tennis o, piuttosto, una gara a eliminazione? Quando i campioni, se non i campionissimi, passano quasi più tempo ai box che in campo, l’allarme deve scattare. Sinner, Alcaraz e Medvedev tutti ko passando per il Masters 1000 di Madrid: e se tre indizi fanno una prova, l’emergenza non può essere ignorata. Anche perché un quarto big, anzi proprio il re dell’Atp, Novak Djokovic, sta a sua volta centellinando le uscite per non incappare in un sovraffaticamento che potrebbe compromettere le sue performance.

E’ l’anca ad aver fermato Jannik e il russo, mentre i guai dello spagnolo sono concentrati nel braccio destro, così dolorante da metterlo già fuori per gli Internazionali di Roma. Ed è lo stesso arto che ciclicamente tormenta Nole. Si gioca sempre di più, e a ritmi sempre più alti. Recuperare è quasi impossibile, se proprio si tiene ad essere in lizza in tutti i tornei più importanti. Che da gennaio sono stati – solo citando il primo Major e i ’1000’ – l’Open d’Australia, Indian Wells, Miami e Montecarlo. Eventi irrinunciabili per chi viaggia ad altissimo livello, tenendo conto dei punti da conquistare o mantenere. E, ovvio, dei premi da raggiungere.

Gli scenari verso Roma devono ancora chiarirsi. Sinner proverà a recuperare pienamente : ma solo il campo darà poi il suo responso – Alcaraz come detto è out, mentre Medvedev dovrà maturare la sua decisione solo dopo esami approfonditi. Quando a Djokovic, gli Internazionali rappresentano per lui una tappa chiave verso il Roland Garros, da non fallire. Certo è che tra Melbourne, Indian Wells e Montecarlo sono arrivate solo delusioni e il tema della sua tenuta fisica, a quasi 37 anni, non può non essere dibattuto. E il cambio radicale di staff testimonia della volontà del serbo di cambiare routine e registro per ritrovare lo smalto perduto.

Sotto processo, per aver indotto la fragilità dei top player, c’è anche il cambio continuo di superfici, oltre a quello delle palline. Aspetti che ai più sembreranno secondari, ma che in realtà finiscono per essere decisivi essendo legati ad atleti obbligati a esprimersi al massimo livello fisico possibile.

In finale, a Madrid, ci sono Rublev, che ha battuto 6-3, 6-4 Fritz, e Auger-Aliassime: dopo essere passato per il ritiro di Sinner, il canadese in semifinale ha beneficiato ieri anche della bandiera bianca alzata a inizio primo set da Lehecka, infortunato, che a sua volta aveva prevalso su Medvedev per il ritiro del russo. Una grande stranezza arrivare in finale con sole tre partite giocate: ma forse non un caso, tra tutti questi campioni ai box.

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