Sinner, assalto a Wimbledon: "Jannik campione totale perché migliora sempre"

Il dottor Ceccarelli prepara mentalmente il numero 1: "Oggi vincono i secchioni La conoscenza di se stessi premia, chi consuma troppi pensieri resta dietro" .

di PAOLO GRILLI -
1 luglio 2024

Roma, 1 luglio 2024 – La massima ’mens sana in corpore sano’ trova una perfetta conferma anche ai massimi livelli dello sport. Riccardo Ceccarelli, medico sportivo e performance trainer, ha contribuito col suo lavoro a creare un nuovo paradigma: dagli esordi coi piloti di Formula Uno alla fine degli anni ’80, quando la preparazione era solo fisica e per certi versi approssimativa, è arrivato a perfezionare una scienza dell’allenamento mentale. Ne hanno beneficiato, tra i tanti, big come Mikaela Shiffrin, Jorge Martin, e Fernando Alonso. E Jannik Sinner. "Un campione in tutto e per tutto – dice il performance trainer – focalizzato solo su stesso, senza scuse, votato solo al miglioramento. Sicuramente pronto per l’esame di Wimbledon".

Jannik Sinner, 22 anni e numero 1 al mondo. Nel riquadro il dottor Riccardo Ceccarelli, performance trainer
Jannik Sinner, 22 anni e numero 1 al mondo. Nel riquadro il dottor Riccardo Ceccarelli, performance trainer

Ceccarelli spiega come si è evoluto il suo lavoro. "Il mio percorso professionale rispecchia la mia volontà di giungere a dati scientifici, oggettivi, numerici, per aspetti che prima ne erano privi – dice –. Ivan Capelli e Mauricio Gugelmin mi chiedevano come potersi allenare, nel 1989, da piloti di Formula Uno. Mi è scattata l’idea di dare risposte oggettive, ma non c’erano ancora. Ero l’unico medico del paddock. Utilizzai il cardiofrequenzimetro, registrai una frequenza cardiaca media di 184 battiti al minuto in un Gp di un’ora e tre quarti a Suzuka. Era chiaro che la preparazione fisica dovesse essere centrale per un pilota. Ma allora, come poi anche oggi, le risorse si impiegavano soprattutto sul mezzo".

Solo dopo si è arrivati a pensare una preparazione mentale dell’atleta.

"Anche per la convinzione, che perdura ancora oggi, che questo fattore vada affrontato solo da chi presenta lacune, anzi tratti patologici. L’intervento sul mentale era visto come necessario solo in presenza di una problematica. Ma non è così. Va anche detto che atleti già al top ben difficilmente decidono di intraprendere questa preparazione ulteriore, non sentendosi nella necessità di farlo".

Come funziona il cervello di un campione?

"Grazie agli studi con la risonanza magnetica nucleare assieme ai professori Pietrini e Ricciardi dell’Università di Pisa, abbiamo scoperto che i piloti utilizzavano molte meno energie mentali rispetto a persone ’ordinarie’ nella risposta agli stimoli. E’ stata una conferma: nella performance conta in maniera decisiva non sprecare energie nervose per non avere cali. Vince chi riesce a tenere la mente focalizzata".

Come è strutturato il vostro centro di allenamento?

"Dagli esordi come Formula Medicina siamo arrivati alla Mental Economy Gym, la prima palestra mentale al mondo, a Viareggio. Ed è nato il Mental Economy Training. Prendiamo i parametri fisici e mentali degli atleti, lo spazio è equamente diviso e con la stessa nobiltà per la parte fisica e quella mentale. Con una fascetta in testa per l’elettroencefalogramma, un cardiofrequenzimetro e un joystick, misuriamo la performance e quanto ’consuma’ la persona. Ci concentriamo sul lobo frontale del cervello, la parte che prende le decisioni. Quella che distingue un atleta efficiente da uno che non lo è e spreca energie in pensieri non funzionali. Facciamo una sorta di telemetria del cervello. Abbiamo tecniche specifiche per ripulire i pensieri, solo degli psicologi preparati fanno parte del nostro staff per il mental training".

Qual è l’approccio giusto degli atleti attuali, pretendendo il massimo della prestazione?

"Quello della consapevolezza e dello studio. La telemetria e l’elettronica consentono di studiare tutto. Il pilota che si applica di più e prova a eguagliare quello di talento su vari parametri, può colmare il gap. Oggi vince l’atleta ’secchione’ che impara su vari fronti a migliorarsi".

Come si svolge la preparazione?

"Chiunque viene da noi fa un percorso ’in montagna’. La prima parte, il tratto più ripido, è quello della consapevolezza. Chi arriva in alto ha infatti una grande conoscenza di se stesso. Occorre quindi lavorare sul conoscersi meglio, aprendosi in maniera onesta e senza cercare scuse. Poi c’è un tratto un po’ meno ripido, dove bisogna però cercare gli strumenti più funzionali per perseguire i propri obiettivi. Strumenti diversi per ciascuno. Accompagniamo gli atleti a trovare il giusto assetto mentale. Nella terza parte, la montagna spiana ancora di più. Ma è un bosco fitto, dove ricercare la flessibilità. Le persone rigide non hanno buone performance, non avendo un timone per cambiare direzione. Finito il bosco c’è un praticello in lieve salita. Qui uno è già libero e capace di andare, in maniera efficiente, con una minima spesa mentale. Ogni atleta, quando viene da noi, parte da livelli diversi. Ma poi il percorso è uguale. Il 50% di questo lavoro lo fa l’atleta, il 50% lo facciamo noi. Serve la voglia di migliorarsi, e lo precisiamo subito. Un grande campione è leader di se stesso".

Sinner è già un grande campione.

"Jannik ha già raggiunto il ’prato’, è consapevole dei propri pregi e difetti e ha trovato gli strumenti per compensare questi ultimi. Ha la capacità di gestirsi da campione maturo, si prepara continuando a lavorare su se stesso. Non è mai contento, parla sempre di volersi migliorare. E infatti, negli ultimi due anni, ha stupito col gioco a rete, con la palla corta, ma anche salendo di livello dal punto di vista fisico. Si può dire che sia diventato impermeabile ai disturbi dall’esterno. E anche ora che è arrivato davanti a tutti, continua a cercare aspetti in cui progredire. Lavora solo su se stesso: guardare gli altri, avere scuse sono segni di insicurezza. L’unica possibilità per vincere è migliorare. Tirare fuori il cento per cento di noi stessi".

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