Sinner, c’è chi dice no: "A Sanremo non vado, devo tornare ad allenarmi"

Jannik dice no al Festival: "Grazie Amadeus, ho da fare". Il ministro Tajani lo incorona ambasciatore dello sport italiano, oggi sarà ricevuto da Mattarella.

di PAOLO FRANCI -
1 febbraio 2024
Sinner, c’è chi dice no: "A Sanremo non vado, devo tornare ad allenarmi"

Sinner, c’è chi dice no: "A Sanremo non vado, devo tornare ad allenarmi"

Forse è perché siamo travolti dall’impeto del politically correct, dal buonismo, dalle parole finte dei finti guru social. Forse è per questo che restiamo un po’ stupiti e disarmati di fronte alle parole di un ragazzo, Jannik Sinner, che ti disinnesca con la forza della sincerità. Jan il Rosso è uno vero. Non è mai banale e ti spara la sua verità come un dritto sulla riga. Pulito. Vincente. A questo non siamo per niente abituati.

E allora, eccolo, l’ultimo dominatore delle passioni sportive del Paese – il ministro Tajani lo ha nominato ambasciatore dello sport italiano nel mondo, oggi la squadra che ha vinto la Davis sarà ricevuta da Mattarella – che, come si diceva una volta, piace a grandi e piccini.

La scena è la terrazza della nuova sede Fitp. Il presidente Binaghi lo accompagna davanti a 100 giornalisti che non lo intimidiscono affatto. Binaghi gli lascia palcoscenico e parola, mentre al centro del tavolo brilla al sole la Coppona dello Slam australiano.

SANREMO

La querelle della partecipazione al festival la chiude così: "Ringrazio per l’invito ma non vado, farò il tifo da casa..." è la volée di Sinner alle ambizioni di Amadeus. Al Festival dovranno fare senza di lui.

MESSI

C’è chi lo paragona per l’Italia a ciò che Messi rappresenta per gli argentini. Pressione? Lui sorride: "Sono tranquillo, contento di condividere emozioni con la gente e un traguardo personale importante con il mio team. Il calore delle persone mi piace, ma io sono sempre quello di due settimane fa eh!".

Ridacchia, lo farà spesso.

PROGRAMMAZIONE

"Cosa faremo ora? Lo scorso anno è stata quella giusta, lavorando in palestra e posando la racchetta per un certo periodo ho aumentato forza e resistenza, ma è lì che lavoreremo ancora per migliorare aspetti legati a questi fattori. So, ad esempio, che posso servire ancora meglio. Eppoi lavorerò ancora sugli step mentali che ci hanno consentito di far meglio in certe partite".

Si riferisce alle sfide contro i big naturalmente. Da notare che Sinner parla al plurale, perché per lui, lo ripeterà spesso, team e famiglia sono una cosa sola e quando si vince, lo si fa tutti insieme.

MONTECARLO

Spiazzante per sincerità e ’fragranza’ nel rispondere alla polemica sulla residenza nel Principato: "A Montecarlo ci sono i giocatori migliori al mondo e ho possibilità di allenarmi ad alto livello con loro tutti i giorni. Ci sono strutture perfette e lì mi sento a casa. E poi posso andare al supermercato senza problemi...". 15-zero.

SENSIBILITÀ

"No, a casa non torno per ora. Dovevo farlo, ma dalle mie parti c’è stato un grave incidente in cui hanno perso la vita due bambini e una mamma. Il papà sta pensando all’unico figlio rimasto ricoverato. Non c’è nulla da festeggiare e per rispetto di questo grande dolore non torno a casa".

OBIETTIVI

"Non ho ancora parlato di questo col team, ho vinto uno Slam ma ce ne sono altri tre!". E ride.

LAVORO

"Non credo di avere qualità particolari, se non quella di credere nel lavoro. La mattina mi alzo per allenarmi e penso a migliorarmi. Forse è questa la qualità?".

NUMERO UNO

"Se sento la pressione per questa cosa? No, se le persone pensano che io debba diventare n° 1 al mondo è un privilegio. L’obiettivo è quello e ci proveremo, ma prima c’è il numero 3...". Rieccolo, sempre al plurale, tutt’uno col team.

SINNERMANIA

"Se me la spiego? Prima di tutto devi vincere per farti conoscere. Poi credo che conti come si vive il successo, le partite perse, il rapporto con chi hai intorno. Tutto questo fa un quadro di te".

SOCIAL

"Non mi piacciono. Perché? Perchè non c’è verità. Per questo ai ragazzi dico di stare attenti. Io vivo meglio senza, a parte piccole cose, e continuerò a fare così".

SCI E RACCHETTE

"Da bimbo vincevo, sono stato campione italiano, ma poi ho pensato: nello sci se fai un errore perdi e non puoi recuperare, ti devi svegliare all’alba e uscire con meno 20 gradi... Meglio giocare a tennis!". E ride di gusto.

CRESCITA

"Mi ha aiutato a crescere rapidamente, il tennis. Sono uscito di casa a 13 anni e ho imparato presto a cucinare, fare la spesa, le cose della quotidianità". A volte, per maturità e profondità di valori, sembra un uomo anziano. Impressionante.

CINQUE CERCHI

"Le Olimpiadi di Parigi saranno un momento chiave della stagione. Un obiettivo. Non vedo l’ora di essere lì e vivere l’atmosfera del villaggio olimpico, conoscere gli atleti, prendere spunto per migliorarmi dalle loro esperienze. Spero che l’Italia vinca più medaglie possibili. I bookmaker dicono che potrei essere portabandiera? Non ci penso". ALBERTO TOMBA

"Ha detto che sono Clark Kent che sul campo diventa Superman? Lo ringrazio. Ho il sogno di poter sciare con lui, dovevamo farlo a Natale, ci siamo sentiti, ma lo faremo presto".

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