Europei 2032: commissario per stadi, Abodi punta su riforma sportiva
Il ministro Abodi annuncia un commissario per gli stadi degli Europei 2032 e spinge per una riforma sportiva italiana.
Sugli stadi per gli Europei 2032 arriverà un commissario, e sulla rielezione di Malagò non ha cambiato idea. Il brindisi di fine anno del ministro Andrea Abodi, presso la sede di Milano di Sport e Salute, è l’occasione per fare il punto del lavoro del suo dicastero, ma anche per mandare segnali all’esterno.
Il primo è quello che riguarda la situazione di stallo sui lavori necessari negli stadi italiani coinvolti dagli Europei del 2032, ovviamente quella più delicata è la situazione di San Siro. Il governo non aspetterà oltre.
Ministro Abodi, è vero che potreste arrivare a un commissario per sbloccare la situazione degli stadi degli europei?
"Sì, ci siamo già arrivati. È necessaria una regia unica. Al momento l’unico già in regola è Torino, ma arriveremo a risolvere il problema".
E sulla deroga ai mandati per la possibile rielezione di Malagò al Coni ci sono novità?
"A volte pensiamo di essere indispensabili, pensiamo sia giusto rimanere. D’altro canto c’è una norma e per ora non vedo opportunità di questo genere. Preferisco concentrarmi su questioni che riguardano tutti, gli interessi singoli li lascio ad altri".
Ci toglie una curiosità: a Milano c’è uno storico problema di impianti. Perché è più facile intervenire a Caivano che non in una metropoli europea?
"Ci arriveremo, anche a Milano. È una questione di priorità, a Caivano c’era un problema diverso di criminalità, era più urgente fare qualcosa. A Milano arriveremo soprattutto nella periferia, dove c’è più bisogno".
Che anno è stato per il suo ministero?
"Per certi versi siamo come gli atleti, viviamo di insoddisfazioni perché riusciamo a fare tante cose, ma non tutte quelle che vorremmo. Però come gli atleti cerchiamo di tenere alto il morale, dimenticando subito le vittorie perché c’è già un’altra sfida e da noi le sfide non mancano mai".
Avete appena presentato un progetto per la doppia carriera degli studenti-atleti.
"Abbiamo presentato il decreto che fa fare un salto di qualità per determinare l’alleanza tra lo sport e lo studio sia a livello di apprendimento scolastico che di consacrazione universitaria".
Qual è il vostro obiettivo?
"Abbiamo un mandato affidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, cioè costruire nello sport un modello sportivo italiano che non sia soltanto la indispensabile celebrazione delle medaglie, che poi sono il frutto del lavoro, dell’impegno, del sacrificio degli atleti, dei dirigenti, dei tecnici e degli istruttori, ma anche la celebrazione dello sport come recita la Costituzione. Noi non abbiamo adottato la riforma Costituzionale, è stato il Parlamento che in un tempo breve è riuscito a raggiungere questa tappa".
State lavorando molto sull’impatto sociale dello sport.
"Caivano avrà un seguito, c’è già una serie di progetti che faranno parte di un’agenda permanente sulle periferie urbane. Vogliamo aggredire quel dossier impietoso dei beni incompleti o abbandonati. Proseguiremo al sud, come è giusto che sia, perché la distanza è siderale, ma inizieremo anche a lasciare un segno nelle grandi città a partire dalla capitale e Milano presto ospiterà grandi progetti. Sul piano sociale il Dipartimento di Sport e Salute, che è il nostro braccio operativo, è sempre più coinvolto nel rapporto tra una S che è il nostro pilastro, lo sport, con le altre quattro S che sono fondamentali, ovvero la scuola, il sociale, la sostenibilità e la salute".
Ci sono studi che dimostrano che lo sport praticato fa risparmiare soldi alla sanità. Molti soldi.
"Con il Ministero della Salute dal prossimo anno inizieremo a cercare di valutare l’impatto dell’attività sportiva, motoria, della cultura del movimento, nell’ambito della prevenzione e anche della cura e quindi della spesa sanitaria. Il nostro obiettivo, anche con il Ministro Schillaci, è arrivare da un lato alla prescrivibilità dell’attività sportiva a fini di prevenzione e cura, dall’altro alla destinazione di una piccolissima percentuale della spesa sanitaria da reinvestire nell’attività sportiva in tutte le sue forme".
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