Atletica, la nuova Italia corre nel futuro. Furlani, Simonelli e Dosso show. Iapichino settima con rimpianto

Tre giovani atleti italiani di origini miste trionfano ai mondiali indoor in Scozia, diventando simbolo di integrazione e talento sportivo.

di DORIANO RABOTTI -
4 marzo 2024
Furlani, Dosso e Simonelli

Furlani, Dosso e Simonelli

Ci sono immagini che vincono da sole la corsa della coscienza, che sanno saltare oltre i retaggi culturali, che riescono a far accelare il corso della storia in meno di sette secondi. Come quella che ritrae i tre ragazzi saliti sul podio sabato nei mondiali indoor di atletica, in Scozia: Mattia Furlani argento nel salto in lungo, Lorenzo Simonelli secondo nei 60 metri ostacoli, Zaynab Dosso terza nei 60 metri piani. Tre figli dell’Italia e dell’Africa che hanno girato con le loro esibizioni un gigantesco spot per l’integrazione riuscita, molto più efficace di tante iniziative per cui sono stati sprecati soldi pubblici. Ma non divaghiamo.

La cosa che accomuna questi ragazzi, oltre al talento sportivo superiore, è il fatto di essere veramente figli di due culture, di essere un totale superiore alla somma delle parti: lo sono grazie al cocktail dei cromosomi dei genitori, in alcuni casi atleti a loro volta, ma lo sono anche e soprattutto per i valori che mettono in campo nella loro vita quotidiana. Come lo è Larissa Iapichino, ieri settima nel lungo con 6,69 nella gara vinta da Davis-Woodhall con 7,07. "Ho risentito dei crampi, probabilmente per la tensione. Ho lasciato tanto per evitare nulli, ma esco col sorriso e ci riproverò", ha detto la figlia di Gianni Iapichino e Fiona May.

Mattia Furlani, 19 anni, invece è figlio di un ex saltatore in alto romano, Marcello, e di una velocista senegalese, Kathy Seck, che lo allena. È nato a Marino, sui colli romani, cresciuto a Grotteferrata e poi si è trasferito a Rieti nel 2010. Anche questo è un tratto cha accomuna i tre ragazzi: hanno accettato di spostarsi per inseguire i propri sogni. Altro che bamboccioni...

Si è spostata Zaynab Dosso, nata nel ’99 in Costa d’Avorio dove è rimasta da piccola affidata alla nonna, poi ha raggiunto i genitori a Rubiera, in provincia di Reggio Emilia dove è cresciuta. E dove la prima reazione è stata di stupore: "C’erano tanti bianchi! A scuola ero l’unica ’nigga’, ma mi hanno trattato bene". Anche se batteva sempre i maschi, sotto la guida della prima allenatrice Loredana Riccardi che ha ringraziato dopo la medaglia.

Purtroppo per lei, una volta ottenuta con fatica la cittadinanza italiana (il presidente del Coni Malagò batte da anni sul tasto dello ius soli sportivo) l’accoglienza non è andata sempre bene: un paio d’anni fa fu vittima di un episodio di razzismo, in un locale di Roma, dove si è trasferita per lavorare al meglio con il suo allenatore, Giorgio Frinolli. Lo stesso di Lorenzo Simonelli, che invece è nato in Tanzania a Dodoma 22 anni fa. Padre italiano, antropologo, madre tanzaniana, a 5 anni si è trasferito a Roma dove vive in zona Eur. Anche lui, come Furlani, quando ha capito di aver vinto una medaglia è scoppiato in lacrime e ha ringraziato la mamma (e se non è da italiani questo...), anche lui ha esultato come un cartone animato, anche lui come Mattia prima e come Zaynab poi, ha risposto nelle interviste con una inflessione locale al momento di esprimersi in un italiano parlato nettamente superiore a quello di molti italiani.

Forse sarà a causa degli altri cromosomi, chissà.

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