La ricetta di Truppa. "Dobbiamo puntare su cavalli giovani»

Il nome di Enzo Truppa non ha bisogno di presentazioni: commercialista di successo nella vita, già cavaliere di livello internazionale,...

di PAOLO MANILI
26 marzo 2025
Enzo Truppa è il padre di Valentina

Enzo Truppa è il padre di Valentina

Il nome di Enzo Truppa non ha bisogno di presentazioni: commercialista di successo nella vita, già cavaliere di livello internazionale, giudice Fei, il suo impegno più recente all’Olimpiade di Parigi quale delegato tecnico Fei per il dressage. Sua figlia Valentina è la nostra amazzone più titolata, l’unica italiana, considerando tutte le altre discipline, ad essere salita su un podio della World Cup.

Come mai in questo momento storico vediamo raramente amazzoni e cavalieri azzurri nelle grandi gare internazionali di dressage? "Nel dressage e in altre discipline dell’equitazione, come nella F1 occorre anche il mezzo, che per noi è il cavallo. Nelle nazioni protagoniste del dressage amazzoni e cavalieri si avvalgono di cavalli di incredibile qualità, prodotti dagli allevatori dei rispettivi Paesi, principalmente Germania, Olanda, Danimarca. Acquistati a cifre altissime sia da scuderie private sia da consorzi di proprietari, che poi li affidano ai propri cavalieri. Cifre anche milionarie: il leggendario Totilas, olandese di razza Kwpn, fu venduto a oltre 12 milioni di Euro. Cavalli così in Italia non ci sono, per molte ragioni, storiche e non solo".

Eppure qualche anno fa vedevamo spesso in gara una squadra azzurra, e nel 2012 sua figlia Valentina vinse il bronzo nella finale della World Cup a s’Hertogenbosch… "Sì, avevamo una squadra, spesso in sella a cavalli addestrati da noi: oltre a Vale, cito la Rustignoli su Corallo Nero, la Scolari su Bendonweld, e altri ancora. ‘Vale’ con Chablis è stata la junior e under 21 più titolata di tutti i tempi, poi l’unica italiana ad aver battuto cavalieri olimpici con Eremo del Castegno, nato ed allevato in Italia, addestrato da noi fino a livello di GP. In Italia è difficile avere un cavallo come Eremo, perché mancano investitori e sponsor".

Perché non ci sono sponsor che investano in cavalli di qualità? "Nel nostro Paese non ci sono mai stati sponsor di questa portata nel dressage. Per note ragioni, legate alla nostra ’cultura’ equestre, alla storia dell’equitazione italiana".

In recenti meeting anche internazionali in Italia abbiamo riscontrato una crescita non solo numerica del settore giovanile: quali prospettive future hanno questi giovani? "L’unica strada percorribile da un cavaliere italiano che sia già formato sul piano tecnico con buoni tecnici, è di dedicarsi a cavalli giovani e tirarli su in casa, sperando di avere fortuna. Infatti ‘comprare giovane’ costa relativamente meno ma presenta molte incognite, anche relative allo stato di salute, e anche per questo il cavallo giovane dovrebbe sempre andare in mano a un cavaliere-addestratore di grande capacità ed esperienza".

Esistono allevatori italiani che ‘producono’ soggetti di qualità? "Qualcuno c’è, ma i prezzi sono comunque alti perché se un allevatore italiano ha un giovane cavallo di qualità tende a venderlo all’estero a prezzi altissimi. È una questione di mercato".

Valentina in questo momento sta addestrando qualche soggetto promettente? "Sì, la baia di razza sella italiano Iulia Impero, nata nel 2018 da una nostra fattrice e da Blue Horse Zack x Halley’s Comet, allevata da Antonella Parrucci, proprietaria della Scuderia Impero presso Macerata. L’auspicio è che diventi come Eremo".

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