Mathieu Van der Poel trionfa alla Parigi-Roubaix, Pogacar secondo

Van der Poel vince la terza Parigi-Roubaix consecutiva, battendo Pogacar. Un'altra impresa per il ciclista olandese.

di ANGELO COSTA
14 aprile 2025
La gioia di Mathieu Van der Poel alla sua terza Parigi-Roubaix consecutiva, a destra il momento in cui Tadej Pogacar è caduto fuori strada in un tratto di pavè

La gioia di Mathieu Van der Poel alla sua terza Parigi-Roubaix consecutiva, a destra il momento in cui Tadej Pogacar è caduto fuori strada in un tratto di pavè

I padroni delle classiche continuano a passarsi la penna: a scrivere la storia stavolta è Mathieu Van der Poel, già vincitore alla Sanremo. Terza Parigi-Roubaix di fila, come solo l’avo Lapize e il nostro Moser, ottava prova monumento in bacheca, quante ne ha raccolte il suo amicone Pogacar, che stavolta deve accomodarsi sul secondo gradino del podio: un risultatone per chi sul pavé francese il naso non l’aveva mai messo, ma non quella vittoria che ne avrebbe alimentato la leggenda.

Per vincere la Regina delle classiche serve fortuna, ma pure non avere inciampi: Van der Poel fa tutto bene, Pogacar no. A 38 chilometri dal velodromo di Roubaix, quando la corsa è da poco diventata una questione fra i due mostri, lo sloveno arriva troppo forte in curva e va gambe all’aria: con abbondante anticipo, è già il verdetto. Allo sloveno era successo anche alle Strade Bianche di finire in terra, guarda caso quando era in compagnia dell’ultimo a resistergli: qui però gli capita il peggiore dei rivali e il ribaltone non gli riesce. Il suo resta comunque un gran debutto sulle pietre, dove l’unico brivido glielo fa passare chi non voleva che corresse una gara così pericolosa: nel passargli la borraccia, l’ammiraglia del team tocca il pedale dell’iridato con una ruota, rischiando il peggio.

"Mi spiace per Tadej, senza il suo errore in curva saremmo arrivati insieme: è un peccato, ma è la Roubaix. Non è una rivincita, ho ritrovato le gambe che volevo e festeggio un record straordinario", racconta Van der Poel, di nuovo in formato maxi dopo il virus influenzale sofferto al Fiandre. Con la salute l’olandese si gode una corsa di cui è l’anima: sono lui e Pogacar a spaccarla nella foresta di Arenberg, dove alla furia dei due fenomeni resistono soltanto Pedersen e la sorpresa Bissegger, presto esclusi da guai meccanici, e Philipsen, che finirà la benzina più avanti. Una volta solo, Van der Poel capitalizza i secondi di vantaggio, per nulla turbato dalla stupidità a bordo strada che spesso accompagna le sue imprese (un tifoso gli tira in faccia una borraccia). "Ho perso da un grande campione: fossi un bambino, tiferei per lui", l’omaggio di Pogacar.

Lontano da un podio di iridati vecchi e nuovi come già al Fiandre, pur in ordine diverso, resta il ciclismo italiano, invano aggrappato a Pippo Ganna: frenato da una foratura all’inizio dei tratti in pavé, il primatista dell’ora consuma energie nella rincorsa e ne paga il conto quando comincia la battaglia vera. Agli altri, fra incidenti (Milan) o ruzzoloni (Moro e Gazzoli subito, poi Ballerini) va pure peggio.

Ordine d’arrivo 122esima Parigi-Roubaix: 1) Mathieu Van der Poel (Ola, Alpecin) km 259 in 5h 31’27’’ (media 46,921), 2) Pogacar (Slo) a 1’18’’, 3) Pedersen (Dan) a 2’11’’, 4) Van Aert (Bel) st, 5) Vermeersch (Bel) st, 13) Ganna a 4’45’’.

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