Mattia sul tetto del mondo. Furlani, un volo d’oro. A 20 anni è il dominatore: "Ma voglio fare meglio»
A Nanchino il trionfo iridato indoor del predestinato del salto in lungo con 8.30. Il giamaicano Pinnock a un solo centimetro, l’australiano Adcock a due. "E’ incredibile, solo io e mia madre sappiamo delle lacrime versate agli Europei".

A Nanchino il trionfo iridato indoor del predestinato del salto in lungo con 8.30. Il giamaicano Pinnock a un solo centimetro, l’australiano Adcock a due. "E’ incredibile, solo io e mia madre sappiamo delle lacrime versate agli Europei".
Era solo questione di tempo. Mattia Furlani era il primo a saperlo. E questo oro nel lungo ai Mondiali indoor a venti anni appena compiuti è il sigillo del trionfo in una carriera ampiamente decollata, da predestinato, senza limiti.
A Nanchino il ragazzo volante di Marino piazza al secondo salto un 8.30 che scuote la gara, e che nessuno riuscirà a superare. Questa volta i centimetri sono amici: due settimane fa, ad Apeldoorn, si era preso ’solo’ l’argento europeo al coperto con un 8.12 per lui ’qualsiasi’, beffato dal bulgaro Saraboyukov con 8.13; ieri no, all’azzurro il destino ha sorriso. Il giamaicano Pinnock si è fermato a 8,29, argento, l’australiano Adcock è giunto terzo con 8,28: il podio racchiuso e deciso in due centimetri.
Ma non c’è nulla di fortuito, anzi. Ieri i migliori c’erano proprio tutti e Furlani li ha messi in riga. Compreso Tentoglou, l’idolo e dominatore della specialità, giunto quinto e l’unico a precederlo l’anno scorso sempre ai Mondiali al coperto. Per Mattia è la quinta medaglia di fila in kermesse internazionali assolute, e se questa continuità appartiene a chi era teenager fino a un mese e mezzo fa, si può ben immaginare quali siano le prospettive per il ricciolo volante di qui ai prossimi dodici-quindici anni almeno.
La garanzia di successo per l’azzurro che il mondo ci invidia – il suo è il primo oro nel lungo dell’Italia a livello internazionale di sempre, solo Fiona May ci era riuscita per tre volte – è che sa accogliere ogni risultato con entusiasmo sincero, quasi con una incredulità che ora non sarebbe dovuta. Giusto in Olanda, agli Europei, era emersa un po’ di insoddisfazione, ma il sorriso sfoggiato sul podio brillava in ogni caso.
"Aspiro a fare ancora meglio – ha detto il nostro dopo il trionfo – ma sognavo l’oro ed è incredibile. Ho vinto di un centimetro, ma questo è lo sport – ha commentato –. Sono più che contento di aver fatto un’ottima gara, anche se c’è da lavorare dal punto di vista tecnico e si può fare ancora meglio, devo avere più sicurezza nella rincorsa. Il salto a 8,30 è stato bellissimo: puntavo soprattutto a una misura per qualificarmi. E quello a 8,28 poteva essere molto di più. Per me è qualcosa fuori dal normale, un onore essere il primo azzurro d’oro a un Mondiale nel lungo, ma ci sono ancora tante tappe da fare".
Mattia ha modificato la rincorsa negli ultimi mesi, portandola da quindici a diciassette passi. Quelli in aria sono tre e mezzo, con un gesto stilistico che riporta immediatamente al migliore di sempre, Carl Lewis. Da paura la velocità di ingresso fatta segnare ieri: 38,3 km/h, roba da urlo se si pensa a quanto lui possa ancora crescere muscolarmente.
Dopo il successo, l’abbraccio di ‘Spiderman’ con la madre-allenatrice Kathy: "Solo io e lei – ha detto l’oro mondiale – sappiamo le lacrime che abbiamo versato dopo l’Europeo, ma semplicemente per il fatto che sapevo di valere di più quel giorno. Ma l’Europa è un quinto del mondo... Ora sono qui, a un Mondiale vinto, e voglio solo godermi questo. A Tokyo, ai Mondiali all’aperto di settembre, vado per sognare e provare a fare di meglio".
Sul podio ieri a Nanchino è quasi salito nel getto del peso Leonardo Fabbri. La medaglia d’oro è andata al neozelandese Tom Walsh (21.65), secondo lo statunitense Roger Steen (21.62), terzo Adrian Piperi (21.48), 21.36 invece per l’azzurro. Ottavo posto per l’altro italiano in gara Zane Weir, con 20.63.
Con l’accoppiata Diaz-Furlani l’Italia centra due ori iridati nei salti a Nanchino. E c’è stato poi lo splendido argento di Zaynab Dosso nei 60. Siamo grandi sempre e comunque: non c’era in lizza nessuno dei medagliati dei Giochi di Tokyo, quelli magici che hanno dato il via al prodigio.
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