Micheli batte un cinque. "Alle Olimpiadi per il riscatto. Ma ora mi prendo la laurea»

Pentathlon, l’azzurra due volte iridata punta Parigi dopo la gara-no di Tokyo. Dal 2028 esclusa dal Cio la prova di equitazione: "Per me un colpo al cuore".

di GABRIELE TASSI -
4 novembre 2023

Due anime, una cosa sola: "Io e il mio cavallo, in quel momento siamo una squadra". L’emozione rompe la voce di Elena Micheli, alle spalle due ori mondiali e un’Olimpiade, quando le chiedi della rivoluzione del Pentathlon moderno datata 2028. Sì, da Los Angeles cambia tutto: addio all’equitazione, a saltare gli ostacoli saranno solo gli atleti, in una sorta di corsa militare.

Micheli lei cosa ne pensa?

"Per me è stato un po’ un colpo al cuore, la cosa mi rattrista perché amo gli animali e in particolare i cavalli. Sono esseri speciali, e in gara ti danno una gran mano. Quando un pentatleta affronta l’equitazione non è più solo un singolo, ma diventa una squadra. Mi consola solamente il pensiero che con questa decisione ora il mio sport potrà essere sempre più diffuso e praticabile, crescendo in modo esponenziale".

Il Comitato olimpico parla dell’introduzione della ’corsa a ostacoli’ come disciplina. L’obiettivo è rendere il pentathlon pù accessibile a tutti. Di cosa si tratta?

"Sto cercando di farmi un’idea anche io perché non ho mai provato. In ogni caso si tratta di una declinazione della ’Spartan race’, ovvero una corsa in stile militare con pareti da scalare e anelli a cui appendersi. E’ una prova per cui servono forza, agilità e resistenza, alcune mie compagne l’hanno già provata".

Torniamo a oggi: due volte campionessa del mondo e prima atleta del pentathlon italiano a fare il bis, qual è il prossimo obiettivo ?

"Per il tris dove si firma? (Ride, ndr) Mi abituo a pensare per gradi: i primi obiettivi sono le tappe di Coppa del mondo a Marzo con il Cairo, e in aprile a casa mia, Roma. Stiamo facendo tutto un periodo di preparazione invernale, aggiungendo carico alla mole di lavoro per poi andare ad affrontare le gare. Vicini ci sono gli assoluti di dicembre, con un’incognita..."

Quale?

"Mi sto laureando in Scienze politiche e relazioni internazionali, e non so quando accadrà. Gli assoluti potrei pure doverli saltare se la data fatidica dovesse cadere proprio in quei giorni".

La tesi?

"Ovviamente l’Olimpismo e il suo valore sociopolitico".

A proposito, quest’anno è stata anche fra le prime a centrare la qualificazione olimpica, che emozioni le scatena l’idea a cinque cerchi?

"Affronto i Giochi con grande curiosità e voglia di riscatto. A Tokio, a causa del Covid, le ho viste in una specie di scatola ermetica, avere il pubblico farà la differenza. Mi carica l’dea di avere tante persone a vedere una gara, noi atlete che ci battiamo per lo stesso obiettivo: permettere alla gente di esplorare altri sport, non solo il pallone".

Sogni di metalli preziosi?

"Non amo crearmi aspettative: affronto questo tipo di obiettivi, facendo tesoro di esperienza accumulata. A Tokio mi è sembrato di entrare in guerra senza armi, e la caduta da cavallo ha condizionato tutto. Ora arrivo con più esperienza e sicurezza, come uno scolaro che ha messo in fila una serie di bei voti".

Che allenamento prevede il mestiere difficile del pentatleta? Bisogna essere bravi un po’ in tutto...

"Tendenzialmente si affrontano più discipline in una giornata, ma mai tutte e cinque. Se la mattina si è fatto uno sport di fatica, per esempio la corsa, nel pomeriggio si passa a qualcosa di meno impegnativo fisicamente, come il tiro a segno".

Il suo cavallo di battaglia?

"Corsa e nuoto sono le discipline in cui rendo meglio, del resto la maggior parte dei pentatleti comincia proprio da lì. E poi l’equitazione, come già detto, è la mia preferita".

Chi è Elena Micheli fuori dal campo, dalla piscina, dalla palestra e dalle stalle dell’equitazione?

"E’ una ragazza molto semplice, tutto qui. Amo godermi la vita ei miei amici. Quando non studio e non mi alleno cerco di dedicarmi in tutto e per tutto agli affetti".

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