Modena Conti e un esordio da film a Catanzaro

Settembre 1970: il portiere dei gialli titolare da debuttante, resterà imbattuto per 643 minuti. "Lì l’inizio di tutto". Poi la Roma e Argentina ’78

di Redazione Sport
4 ottobre 2024
I gialli di mister Bisoli e una figurina di Paolo Conti del 1973 (alla Roma)

I gialli di mister Bisoli e una figurina di Paolo Conti del 1973 (alla Roma)

di Alessandro Bedoni

Domenica 13 dicembre 1970, il giorno di Santa Lucia. Il Modena quel pomeriggio era a Catanzaro per giocare contro i giallorossi allenati, pensate un po’, dal geminiano doc Gianni Seghedoni, che a fine stagione regalerà ai calabresi una storica promozione nella massima serie. Ma qui vogliamo parlare di un’altra storia, una bella storia calcistica, una storia nata con la casacca gialloblù sulle spalle.

Andiamo con ordine. Quel Modena 1970/71 non godeva certo dei favori del pronostico, ma aveva una squadra solida e ricca di grandi individualità, i non più giovanissimi ricorderanno certi personaggi del calibro di Battista Festa, del cileno Jorge Toro e soprattutto di Alberto Spelta, uno dei centravanti più forti a vestire il canarino, e da tanti paragonato per le movenze all’interista Jair. La squadra però non è costante e addirittura a cavallo tra novembre e dicembre becca due scoppole di quelle che fanno male, tre gol a casa del Mantova e addirittura quattro, a domicilio, dalla Ternana. L’allenatore è il saggio Leandro Remondini, milanese di origine ma gialloblù nell’anima, protagonista da calciatore del leggendario terzo posto del Modena in serie A nel campionato 1946/47.

Remondini è saggio ma allo stesso tempo coraggioso: dopo i due disastri decide di fare una piccola rivoluzione affidando più di una casacca da titolare a giovani promettenti come Simonini, Franceschi, Mazzetti e soprattutto a un ventenne portiere romagnolo al quale i baffi spioventi danno già un’aria da uomo fatto e finito (uno ‘zio’ Bergomi ante litteram, per intenderci): Paolo Conti. Ancora non si sa che quel giovane guardiano arrivato in estate dalla sua Riccione diventerà uno dei più forti nel suo ruolo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, nel suo curriculum ad esempio sette campionati da titolare nella Roma, la partecipazione alla spedizione mondiale di Argentina ‘78 e sette gettoni in azzurro.

Paolo Conti, oggi 74enne, ricorda benissimo quel suo esordio tra i professionisti a Catanzaro, che fu l’inizio di una imbattibilità durata 643 minuti: "Come posso dimenticare quel giorno? Dopo due brutte sconfitte, Remondini mi fece debuttare, io ero arrivato a inizio stagione come secondo o forse terzo portiere, ero stato segnalato da Armando Cavazzuti. Ero giovane e ancora non avevo deciso se fare il calciatore sarebbe stato il mio mestiere. Il Catanzaro era una squadra molto forte, alla fine venne promossa in A, ma noi in Calabria vendemmo cara la pelle giocando un’ottima partita, anzi nel secondo tempo avemmo una grande occasione con Spelta; nel finale riuscii ad evitare la sconfitta uscendo a valanga in una mischia e portammo a casa uno 0 a 0 che fu il primo di una serie di risultati positivi che ci rilanciarono in classifica". E l’inizio di una lunga imbattibilità: "Non ho mai fatto i conti con gli almanacchi, ma credo che per un portiere esordiente se non è un record poco ci manca. Persi l’inviolabilità ad Arezzo, mi fece gol Benvenuto, e in quel rocambolesco 3 a 4 al Braglia con l’Atalanta cominciarono a svanire i sogni di gloria, quel pomeriggio uggioso ci fece tre gol Adelio Moro. Ma la squadra giocava bene, la gente si divertiva. Eravamo mentalmente abbastanza liberi, soprattutto noi giovani. Poi c’era un buonissimo spogliatoio, anche chi aveva perso il posto a scapito di noi ragazzi non ha mai smesso di dare il massimo". Due stagioni e 50 partite a Modena per Conti, che ancora oggi è molto affezionato alla nostra città: "A Modena è iniziato tutto, amo la città e ho ancora tanti amici. A chi ero legato? Beh, sicuramente più a quelli più vicini a me di età, ancora oggi mi sento con Petraz, Simonini, con cui allora abitavo, Lodi". Conti, che ha lasciato qualche anno fa la carriera di procuratore, non segue più tanto il calcio ma "il Modena sì, se non avessi indossato quella maglia chissà se avrei fatto il calciatore sul serio".

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