Modena Spelta e il gol al ’Barbera’: "Che ricordi"
La firma dell’attaccante, oggi 82enne, nell’ultimo successo gialloblù a Palermo del 1970: "Eravamo davvero forti. Jorge Toro su tutti"
Ci sono calciatori che legano la propria carriera ad una maglia, ed altri che, in una sola stagione, lasciano un segno indelebile nella storia e nei tifosi. Uno di questi è sicuramente Alberto Spelta, che arrivò al Modena dal Mantova nell’estate 1970: la società gialloblù lo contese lungamente alla Reggina, e la trattativa si sbloccò col trasferimento in Calabria di Gianni Merighi. Un solo anno, si diceva, all’ombra della Ghirlandina per il bomber lodigiano, che alla fine di quel campionato di serie B fu anche capocannoniere con 15 marcature, a braccetto con Magistrelli del Como. Per dare l’idea dell’apporto di Spelta in quella stagione, il secondo marcatore canarino, il modenese doc Giordano Galli, si fermò a sole 4 segnature. E tra le quindici reti ci fu anche quella messa a segno allo stadio della Favorita (oggi Barbera) domenica 8 novembre 1970 che all’89’ regalò ai gialli l’ultimo successo della storia, in campionato, sul campo rosanero.
"Ho tanti bellissimi ricordi di quella stagione a Modena – ci ha detto Spelta oggi 82enne, rintracciato telefonicamente nella sua casa nel lodigiano, in vista della partita che la squadra di Paolo Mandelli affronterà domenica alle 15 al ’Barbera’ – a Palermo segnai del finale di partita, uno dei tanti gol di quella stagione. Quel Modena era una squadra davvero forte, c’erano bravissimi giocatori, mi viene in mente Jorge Toro, fortissimo nel calciare le punizioni". In quella stagione in gradinata campeggiava lo striscione ‘Festa il braccio, Toro la mente, Festa il killer’, che la diceva lunga su chi fossero i beniamini di quella stagione 1970/71: "Lo ricordo quel vessillo. Erano davvero bei tempi, l’anno a Modena non si può dimenticare".
Tra le segnature ‘eccellenti’ di Spelta, soprannominato lo ‘Jair bianco’ ("me lo ricordo bene questo soprannome", ride ndr) per le movenze in campo che ricordavano la celebre ala destra della Grande Inter di Herrera, il rigore segnato a Jacoboni della Reggina che mise fine all’imbattibilità del portiere amaranto dopo 1088 minuti, e quello a Pozzani del Catanzaro che costò ai giallorossi, alla fine promossi in serie A, una delle poche sconfitte stagionali. "E pensare che l’estate successiva – ricorda ancora Spelta – passai proprio al Catanzaro, in panchina c’era un allenatore bravissimo come il modenese Gianni Seghedoni, in giallorosso ero diventato molto amico del grande Palanca. Con chi legavo di più invece a Modena? Un po’ con tutti dai, se mi passate una battuta allora dico che ero legato ad Angelo Lodi, si chiamava come la mia città...".
Oggi Spelta, che in passato aveva intrapreso per qualche stagione la carriere di allenatore, segue ancora il calcio: "Beh, soprattutto in televisione, ogni tanto seguo dal vivo le squadre del lodigiano". Un solo campionato tra i gialli per lui, 37 partite in tutto, ma che è bastato per inserirlo di diritto tra i bomber canarini che non si possono dimenticare. Un po’ come capitò, trentacinque anni dopo, a un certo... Cristian Bucchi: anche a lui bastò un solo campionato per rimanere nella storia canarina.
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